Il "tutto" di Dio nel nostro piccolo io

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo - Solennità - Anno B - 2021

La fede è un cammino che si ferma soltanto per ripartire.

La solennità di Cristo Re chiude l'anno liturgico per riaprirne uno nuovo con l'Avvento. Per i cristiani – come il 31 dicembre per l'anno civile – è un'occasione di verifica e di revisione della propria fede con il "metro di misura" più alto e più impegnativo possibile: la solenne dichiarazione dell''Apocalisse: «Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!». Tradotto: "Dice il Signore Dio: Io sono tutto".

La verifica dell'anno "spirituale" trascorso e la conseguente revisione devono necessariamente partire dalla risposta a questa domanda: "Quanto il tutto di Dio è entrato ed è presente nel nostro io?'. La risposta richiede umiltà e sincerità con se stessi, ma anche il superamento di interpretazioni abitudinarie che annullano l'efficacia sulla vita reale. La più comune e persistente di queste è l'invito classico che predicatori, padri spirituali, confessori rivolgevano e rivolgono: "quanto spazio ha Dio nella tua vita?". La domanda, pia e devota, induce però a pensare che il Signore Dio desideri pezzi della nostra giornata, da ricavare e da allargare con più preghiere, con più devozioni, con Rosari e Sante Messe..., cioè con delle parentesi dell'attività umana che gran parte delle persone, anche di fede, non riesce ad aprire. Si pensi a chi gestisce bar o negozi, a chi lavora con macchine a ciclo continuo, ai tantissimi mestieri che non possono fermarsi la domenica... Ragionare di spazio a Dio in questi termini significa mettere in grandissima difficoltà tantissime persone nel loro cammino di fede, o escluderle del tutto. Dio non ci chiede spazi strappati alla fretta e alle faccende, ma che "il suo tutto" entri "in tutto ciò" che è la nostra vita. Ciò può verificarsi soltanto se regoliamo la nostra vita su quella di "Gesù Cristo, il testimone fedele... colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre", sempre e dovunque: in casa, nel negozio, nella fabbrica, in aereo, nel palazzetto o nello stadio...

Partire dal Pretorio di Pilato

Per evitare che la "verifica – revisione" si disperda tra parole e propositi evanescenti, la solennità di Cristo Re ci indica il luogo da cui partire: il pretorio di Pilato. Trasferiamoci lì. Glielo hanno portato incatenato, maltrattato, umiliato, abbandonato da tutti. Il procuratore, dopo aver cercato di capire come i capi del popolo avevano potuto pensare che quel poveretto avesse potuto costituire un pericolo per Roma, gli chiede: «Dunque tu sei re?». La domanda è carica di ironia, di curiosità, di sconcerto. Egli spera che l'accusato smentisca, che dimostri la falsità dell'accusa. Niente. Gesù risponde positivamente e afferma: «Tu lo dici: io sono re». Il procuratore romano non lo prende sul serio. Convinto che il malcapitato sia innocuo, lo avrebbe salvato se la folla non gli avesse fatto balenare la possibilità di una denuncia a Cesare, cioè al potere vero, quello di "questo mondo".

Chi è il vero re?

«Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo». Pilato forse tra sé rispose: "Tu sei re? Ma dài! Il vero re è Cesare, quello bisogna servire e temere". Per portare il tutto di Dio nella nostra vita quotidiana è necessario non essere d'accordo con lui, e credere che il vero Re è Gesù, e comportarsi di conseguenza: non farsi servire, ma servire. Non è facile crederlo ed è difficilissimo praticarlo. Sappiamo che anche i cristiani nella loro storia molto spesso hanno detto di sì a Gesù, ma hanno seguito Cesare. Anche oggi, quando Papa Francesco martella sul servizio ai poveri, ai profughi, agli "scartati"; quando convoca in Assisi cinquecento poveri da tutto il mondo, viene da dire: "Ma dài! Sarebbe bello, ma non è così. Il vero re è Cesare". Non c'è da meravigliarsi né da scoraggiarsi. Basta non dimenticare che Dio non cambia registro, e continua a proclamare: "Io sono l'Alfa e l'Omèga". "Io sono tutto!". Se vogliamo mettere il suo tutto nel nostro piccolo io, dobbiamo verificare, revisionare, ripartire. Con un nuovo Avvento.


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