Abbiamo visto (e ascoltato) il Signore

Una messa solenne e nello stesso tempo cantabile per celebrare la Risurrezione di Cristo nell’Anno liturgico.

Una nuova proposta per la liturgia

Fabio Massimillo, sacerdote, liturgista e compositore, ha compiuto gli studi teologici presso la Facoltà Teologica Pugliese. Si è specializzato a Roma in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico e in Composizione presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. È docente di Teologia della musica sacra presso la Facoltà Teologica Pugliese e dal 2016 è Direttore del Coro dell’Arcidiocesi di Taranto. Con le Paoline ha già pubblicato Mistero della fede e Cristo Maestro e Signore. Torna ora in libreria con una novità: Abbiamo visto il Signore, canti per la liturgia del Tempo Ordinario dal sapore eminentemente "pasquale".

Niente è dato per scontato

Il fascicolo musicale di quest’opera si avvale di una lunga e puntuale Presentazione di P. Jordi-A. Piqué i Collado, OSB, Preside del Pontificio Istituto Liturgico (Roma), che riportiamo per intero.
«Alcuni anni fa lo stesso autore di questi canti mi chiese di preludiare una precedente sua raccolta musicale sotto l’epigrafe Mistero della fede, edita sempre da Paoline. Allora rimasi molto sorpreso della freschezza delle melodie e della profonda simbiosi tra quella musica quasi giovanile e la serena poesia di Anna Maria Galliano che firmava i testi. Se in quel momento ero convinto di trovarmi davanti ad un autore con una notevole maestria e con tracce di grande promessa, ora mi trovo davanti ad un autore maturo che prende su di sé il compito di creare testi e di dargli vita con la composizione della musica. E in questo tempo trascorso tra le due pubblicazioni, don Fabio Massimillo è arrivato ad una particolare e affascinante maturità artistica che si presenta in questa pubblicazione.
In questo nostro tempo pieno di sfide, di incertezze e dolori, di confusione e di sconfitte, Massimillo ci propone di ascoltare e di cantare il Signore. Questa proposta continua, come anni or sono, fresca, però musicalmente molto matura. La bellezza delle nuove melodie ci invita allo stupore; l’arte del contrappunto si apre la strada in uno stile nuovo e fresco, mentre le armonie si intrecciano per fare ancora più bello il senso del testo musicato. E niente di tutto questo è dato per scontato».

La struttura dell’opera

Prosegue P. Jordi-A. Piqué i Collado nella presentazione del progetto: «La struttura dell’opera è un ideale percorso della celebrazione della Messa, combinando i canti del proprio (ingresso, versetto e alleluia, comunione) e quelli fissi dell’ordinario (Kyrie, Gloria, Simbolo Apostolico, Santo, Agnello di Dio) insieme ad adattamenti di alcuni dialoghi e acclamazioni della Messa, e con alcune proposte per canti di offertorio, comunione o altri momenti della celebrazione.
I testi ufficiali corrispondono al Messale Romano, mentre gli altri sono liberi adattamenti di testi scritturistici che ha elaborato lo stesso Massimillo, con gusto e saggezza testuale e metrica. L’affresco musicale che ci propone l’autore parte da una raggiante parafrasi del Salmo 121, come se ci invitasse a percorrere un pellegrinaggio, una ascensione verso il Tempio del Signore; così come Israele saliva al Tempio di Gerusalemme, noi adesso saliamo verso il Cristo. Ecco la chiave per capire ogni canto di questa raccolta: fare esperienza del Signore Risorto, ascoltare la sua Parola, celebrare la sua presenza tra di noi, pregare con le sue stesse parole, gioire e lodare Dio per la grande opera della Creazione e quella ancora più grande della Redenzione. Così ogni Eucaristia, tramite questi canti, può esprimere certamente: "Abbiamo visto il Signore!". Con questa prospettiva potremmo cantare la misericordia del Signore, con la mite e potente versione del Kyrie eleison, prologato di sereni testi in forma di tropo eminentemente pasquali, mentre chiediamo perdono e acclamiamo il Signore all’inizio di ogni Eucaristia.
Per capire meglio l’essenza di questo Signore che ci salva, cantiamo la gloria di Dio che nella versione di Fabio Massimillo si presenta con una serena dinamica, quasi bucolica, ma di profonda serenità e gioiosa profondità. Il testo scorre naturalmente, agilmente, con modulazioni musicali molto significanti per il suo senso: dalla supplica alla esultante lode. L’attenzione alla struttura del testo si fa evidente con il tema fugato finale dove si esprime la realtà trinitaria del nostro Dio manifestato nella gloria del Signore Gesù.
Ad alcuni forse sorprenderà il tema dell’alleluia, quasi modale, presentato all’unisono e ripreso potentemente in polifonia. Il versetto saggiamente armonizzato, come un recitato polifonico, prepara il canto gioioso che più esprime la vicinanza del Signore che in ogni Eucaristia ci fa ascoltare nel Vangelo la sua voce.
La stessa impressione causa il recitato armonizzato del Simbolo degli Apostoli, alternato con la risposta polifonica del tema “credo”. Il quasi“parlato” del recitato permette di capire perfettamente “discese agli inferi”! Il compositore osa più che mai nell’armonia, ma non ci spiazza dalla bellezza del canto della fede. Così siamo sicuri, nella Chiesa, di aver visto certamente il Signore: ne consegue l’Amen solenne e gioioso. Santo, Dossologia e Agnus Dei si muovono austeramente nel dare forma musicale ai testi liturgici. Ma affiora una profondità, quasi di stupore, gioiosa e trionfante nel Santo; contemplativa e serena nell’Agnello di Dio; ecclesiale nella Dossologia. La contemplazione eucaristica della presenza del Signore si fa sentire nell’intensità e semplice bellezza di questi canti.
Cinque altri brani completano l’affresco musicale. Da una parte due canti che potrebbero essere per l’offertorio: Guarda Signore i doni della tua Chiesa, quasi un vero canto in forma di corale di rara bellezza e di intensa luminosità; Ti farò pescatore di uomini per cantare la certezza che il Signore è con noi, che l’abbiamo visto e ci ama, e perciò questo canto di contemplazione e di affermazione, contemplativo e assertivo ad un tempo. Dall’altra un canto nettamente eucaristico: la quasi trasparente versione del Salmo 33, Gustate e vedete, il salmo per eccellenza per la Comunione, adattato dall’autore dal punto di vista testuale e illuminato con raggianti armonie e modulazioni. La voce del salmista viene affidata al soprano che con la sua chiarezza illumina tutto il testo fino a fare uno splendente controcanto nell’ultimo ritornello.
Una menzione speciale meritano i due ultimi brani della raccolta. Quello che dà il nome al volume, Abbiamo visto il Signore, quasi una “cantata” sulla Pasqua. Una visione che musicalmente ci conduce dal buio e dalla paura di quegli apostoli chiusi in casa dopo la morte in croce di Gesù, verso la forza della risurrezione quando irrompe il ritornello «Abbiamo visto il Signore», trionfante ma che rimane nell’ambito della modalità e ci fa capire il mistero dell’esperienza dei primi apostoli. Soavemente però, con modulazioni ardite, ci fa sperimentare il trionfo della Vita sulla Morte, mentre il canto dell’Alleluia segna questa presenza del Signore tra di noi, Chiesa di Cristo. Bello il finale mite con l’alleluia e ancora più bello l’accordo finale in maggiore.
E ancora, alla fine, quasi come in quel banchetto di nozze di Cana, il compositore ci offre una particolare azione di grazie: Canterò per te. Non dubito che si convertirà in un canto amato per quelli che avranno la possibilità di studiarlo ed eseguirlo. La maturità del Maestro Massimillo si fa evidente qui: un materiale ritmico ricorrente, quasi ostinato, agile e gioioso, ci invita al canto, anche quando la tonalità va verso il minore, e ci porta verso il finale modulante, saggiamente elaborato in contrappunto trionfante.

Perché sì, abbiamo visto il Signore e lo abbiamo ascoltato. Ogni Eucaristia ci riporta alla sua presenza. Ogni essere umano ci fa presente la sua misteriosa misericordia. Tutto il creato ci riporta alla lode della Creazione e della Redenzione. Se veramente abbiamo visto e ascoltato la sua Parola non potremo che cantare. Il Maestro Massimillo ci offre un prezioso lavoro musicale per poterlo fare come si merita: “Loderò il suo nome finché avrò vita, aprirò il mio cuore alla sua salvezza”».


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