Accogliere per essere accolti

XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2017

Il vangelo di questa XIII domenica del Tempo ordinario si compone di due parti molto brevi, e, almeno apparentemente, diverse tra loro come contenuto. Tutte e due, però, dure, drastiche, difficili persino da ascoltare.

Come si fa a non provare una istintiva reazione di rifiuto di fronte ad affermazioni come queste: "Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me"?

La seconda parte del brano appare meno dura. Gesù, infatti, invita ad accogliere i fratelli, riconoscendo in essi il suo volto, e dichiara l'accoglienza un valore così importante da essere ricompensata, anche se messa in atto anche con piccoli gesti, come offrire un bicchiere d'acqua fresca. Niente di ostico in questo messaggio. Quante volte abbiamo cantato l'accoglienza e l'ospitalità, magari rimpiangendole perché non sono più come quelle di una volta?

Adesso, però, non è più così, perché nell'attuale momento storico esse, soltanto a nominarle, diventano uno spauracchio preoccupante, e quindi un messaggio non è meno duro del "chi ama padre e madre più di me non è degno di me".

Una prova?

Verificare nei social media, come a ogni invito di papa Francesco ad accogliere i profughi si reagisce sempre più spesso con veri e propri insulti e volgarità. A parte queste esagerazioni, sperabilmente sulla bocca di non credenti, è certo che anche tra i cristiani il "chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" incontra molte difficoltà, così come la rassicurazione di Gesù sulla ricompensa all'ospitalità: "Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

Magari si verificasse anche per noi quanto si racconta della "illustre donna di Sunem", che in cambio di una confortevole cameretta, preparata per il profeta Eliseo, ricevette come ricompensa un figlio. Cosa verrà dato a noi per queste migliaia di profughi che continuano ad arrivare sempre più numerosi? Solo problemi: disoccupazione, vagabondaggio, malattie, delinquenza... I vantaggi, semmai se li prendono i soliti furbi, velocissimi a trasformare l'accoglienza in business. Perciò: "Altro che accoglienza! Rimandiamoli a casa loro, senza tanti complimenti!".

Eppure le parole di Gesù sono lì: "Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli...". Possiamo provare a sottilizzare: Gesù parlava degli apostoli, e questi non sono apostoli; e non sono nemmeno profeti; e sì, sono piccoli, ma non suoi discepoli. Quindi non si parla di loro... Però, sarebbe un arrampicarsi sugli specchi, perché Gesù ha chiarito il suo messaggio in maniera inequivocabile: suoi apostoli, suoi profeti, suoi discepoli da accogliere e soccorrere sono tutti coloro che hanno fame e sete, che sono nudi e stranieri....

Le sue parole: "Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me", sono lì e non possiamo né ignorarle, né cambiarle. Ci ricordano che la fede non è una caramella da sciogliere in bocca per gustarne il sapore, ma la morte del nostro modo di vedere e vivere la realtà. San Paolo che non ama i fronzoli afferma: "Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?". Soltanto morendo con lui, possiamo risorgere con lui.

Allora cosa facciamo? Prendiamo tutti? Trasportiamo tutta l'Africa in Italia?
La fede in Gesù è la morte del nostro istinto egoistico, ma non della ragione. Mai! Non possiamo rinunciare ad essere ospitali, ma dobbiamo farlo in modo razionale e ragionevole, così che l'accoglienza non sia soltanto un credito per la ricompensa futura, ma un bene per chi viene accolto e per chi accoglie. L'illustre donna di Sunem non accoglie il profeta senza sapere come e dove ospitarlo, ma si organizza con cura e intelligenza. E' ciò che dobbiamo e possiamo fare noi.


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