Affinché il poco basti e avanzi

SS. Corpo e Sangue di Cristo - Solennità - Anno C - 2022

La festa del Corpus Domini, un’occasione per ripensare la Messa.

Un luogo solitario. Una grande folla che ascolta Gesù. Il giorno che sta per declinare. I Dodici chiedono al Maestro di licenziare la gente «perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo», essendo la zona deserta. Ma Gesù li sorprende e li spiazza: «Voi stessi date loro da mangiare». “Noi stessi dare da mangiare a tutta questa gente con cinque pani e due pesci rimediati fortunosamente?”.
Gesù non discute: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». I Dodici eseguono. Facile immaginare con quali sentimenti. Poi «egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e…» - attenti a non farci sfuggire l’importanza di quanto segue - «li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla». Incantati da un evento così straordinario, rischiamo di sorvolare sul fatto che non è Gesù a distribuire miracolosamente il pane e i pesci, ma sono i discepoli ai quali egli li consegna: «li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla». Questo gesto fa sì che i Dodici possano realizzare la richiesta di Gesù: «Voi stessi date loro da mangiare». I pani e i pesci, infatti, li ricevono da Gesù, ma arrivano ai “cinquemila uomini” con le loro mani.

Con le nostre mani

Anche a noi, di fronte ai mali e alle miserie, viene spontaneo chiedere a Gesù di provvedere “al cibo e all’alloggio”. Ma anche per noi la sua risposta non può essere che la stessa: «Voi stessi date loro da mangiare».
“Ma come è possibile? Noi abbiamo molto meno dei «cinque pani e due pesci per cinquemila uomini» di fronte alle folle di affamati di pane, di acqua, di alloggio, di giustizia, di dignità, di gioia, di pace…”.
È possibile se, rinunciando al «congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo» - cioè al “si arrangino”! - di fronte al bisogno “di mangiare e alloggiare”, non soltanto materiale, delle folle piccole o grandi (anche di una sola persona) vicine o lontane che siano, affidiamo il nostro poco o niente nelle sue mani.

La nostra ricarica

Ma Gesù moltiplica davvero i nostri “cinque pani e due pesci”, oppure ce lo diciamo tanto per dire? Infatti, se avessimo presente Gesù che ci dà “i pani e i pesci” come ai Dodici, allora sì. Invece per noi…
Invece è presente anche accanto a noi. È per questa presenza che «il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane … lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi”… Allo stesso modo… prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue… fate questo in memoria di me”».

Ma questa è la Messa!

Esattamente. Per noi, educati (meglio: diseducati!) a considerare la Messa come un precetto, o un’usanza che “senza di essa non sembra domenica”, o un’occasione per incontrarsi tra amici e per socializzare, è difficile pensare e vivere la Messa come l’incontro con Gesù che moltiplica i nostri “cinque pani e i due pesci” per distribuirli. Però l’Eucaristia è proprio questo, e se non la viviamo così, sarà sempre più facile trascurarla e abbandonarla.

Si dice: “A cosa serve la Messa? Quando esco sono come prima”. La Messa non è una bacchetta magica. Non si sostituisce ai nostri “cinque pani e due pesci”. Li moltiplica, se noi li tiriamo fuori e glieli affidiamo.
Si dice anche: “Il comandamento di Gesù è amarsi gli uni gli altri”, non: “andate a Messa”. Certamente! Ma cosa significa amarsi gli uni e gli altri e amare tutti, anche i nemici, se non distribuire pazienza, sopportazione, ascolto, rispetto, assistenza, perdono, generosità e altruismo? Senza la ricarica dell’Eucaristia il nostro amore tra noi e per gli altri, già così scarso nella nostra bisaccia, si affievolisce e si spegne.


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