Al Signore non piace l’uva acerba

XXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2017

La vigna che il Signore consegna a noi "contadini" è la Chiesa, ma prima di tutto è la nostra vita. Il Signore si aspetta un buon raccolto. Come Chiesa e come singoli cosa gli offriamo? Grappoli succosi o acini acerbi? Questo ci chiede la XVII domenica del tempo ordinario.

Domenica scorsa abbiamo ascoltato Gesù che identificava i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo con il figlio ossequioso e falso: "Sì, signore!", ma nella vigna non ci va. In questa domenica, con un crescendo deciso, Gesù li accusa di aver tradito il patto di Dio con il suo popolo: la "vigna" di viti pregiate, piantata con tanto amore sopra un fertile colle, dissodata e sgombrata dai sassi, munita di torre e di tino. Tanta fatica e tanto amore, ma niente frutti. Soltanto "acini acerbi", e il tentativo violento di sottrarla al suo proprietario. "Perciò – sentenzia Gesù - io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti". Il messaggio della parabola, che capi dei sacerdoti e anziani del popolo capiscono benissimo, accresce in loro la rabbia e la determinazione a scartare la pietra, senza preoccuparsi della profezia che garantisce il suo recupero come "pietra d'angolo".

Questa parabola interpella anche noi come Chiesa e come singoli. Come reagiamo?
La Chiesa, in tutte le sue concretizzazioni (universale, diocesana, parrocchiale, associazioni, gruppi...) si identifica negli "altri contadini" ai quali la vigna viene data in affitto, cioè nel nuovo popolo in grado di produrre al regno di Dio uva buona e non acini acerbi. Ma siamo davvero capaci di rispondere positivamente a questo compito? La risposta è impegnativa, perché non è facile comportarsi in maniera diversa dai vignaioli esautorati. Attenzione! La vigna non viene data, ma affittata. Perciò può essere tolta anche a noi. E' vero, abbiamo la promessa che le forze del male non prevarranno su di essa, ma questo non vuol dire che il Signore non abbia la possibilità di cercarsi altri contadini, in grado di vivere diversamene il loro essere Chiesa. Giorni fa, ha fatto scalpore un cartello affisso sul portone di una chiesa: "Chiusa per mancanza di fedeli". Non potrebbe essere questo un segnale che il padrone sta cercando altri contadini?

Lasciamo questa domanda sospesa, per arrivare a come la parola di Dio ci interpella come singoli cristiani. La vigna che il Signore ci ha dato in affitto è la nostra vita. E questa vigna è più importante di qualsiasi altra cosa, perché la Chiesa è per la salvezza delle persone, dei singoli figli di Dio, non al contrario.

Il padrone della vigna trova in noi uva buona o acini acerbi? Ci ricordiamo che è un dono da riconsegnare, oppure rischiamo di appropriarcene, dimenticando il padrone? C'è un modo concreto e facile per verificare se stiamo producendo uva buona oppure acini acerbi? C'è. Anche in questa domenica è san Paolo a offrircelo. Ascoltiamo attentamente come riassume la vita cristiana: "fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri". La nostra vita quotidiana è motivata da questi pensieri? In quanti momenti, in quante ore, in quante giornate... viviamo avendo a oggetto dei nostri pensieri l'elenco che l'apostolo ci mette davanti agli occhi?

Facciamo una verifica semplice semplice: chi di noi, nel confessarsi si è mai accusato di non avere avuto come oggetto dei propri pensieri quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode?

Quando guardiamo un po' sconsolati la corruzione, che "spuzza" (papa Francesco) ogni settore della vita, che (sempre papa Francesco) "è la peggiore piaga sociale", che è "una bestemmia", che è "un cancro che logora le nostre vite", possiamo concludere di aver prodotto l'uva buona che il padrone della vigna si aspetta?

Se ci accontentiamo di essere brave persone che non fanno del male, ma non si impegnano a compiere quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, stiamo producendo acini acerbi, stiamo deludendo il Signore. Ci sembra poco?


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