Amare gli altri fa bene a se stessi

XXX Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2020

Senza amare Dio, l'amore del prossimo si perde tra parole vuote.

La prima lettura dal libro dell'Esodo ammonisce: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto. Non maltratterai la vedova o l'orfano... Se tu presti denaro..., non ti comporterai con lui da usuraio... Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta...». Scritto migliaia di anni fa sembra pronunciato oggi da Papa Francesco, o dal presidente Mattarella. Basta qualche piccolo aggiornamento: "Accogliete i forestieri perché anche voi lo siete stati. Non trascurate le categorie sociali più deboli. Non praticate l'usura. Non ritardate il salario agli operai...". Raccomandato dalla Legge di Mosè millenni fa, autenticato e rilanciato da Gesù, il comandamento «amerai il tuo prossimo come te stesso», non dà segni evidenti di crescita nell'accoglienza e nella pratica. A che serve, allora, riascoltarlo, ripetercelo, raccomandarlo? Non è meglio lasciarlo andare come impossibile da mettere in pratica, risparmiando parole e illusioni? Verrebbe voglia di fare così, ma sarebbe un errore disastroso. È necessario, invece, comprenderlo più a fondo per insistere a praticarlo con più convinzione e impegno. Due riflessioni ci possono aiutare.

Non c'è "prossimo" se non c'è Dio

Dobbiamo essere attenti a non citare e soprattutto a non raccomandare questo secondo comandamento: «amerai il tuo prossimo come te stesso», senza il "grande e il primo": «amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Senza questo collegamento l'amore del prossimo rischia di perdere significato ed efficacia. Dio, infatti, non ce lo abbiamo nell'appartamento sopra il nostro, nella scrivania accanto alla nostra, nella fila davanti allo sportello delle Poste o del Comune..., invece il prossimo sì. Perciò viene spontaneo preoccuparci del prossimo, senza pensare all'amore di Dio, o semplicemente darlo per scontato. Quando è così sbagliamo di grosso, perché senza l'amore di Dio, l'amore del prossimo perde motivazione e consistenza. Se infatti non veniamo tutti dalla stessa "fonte", dallo stesso Padre, scompaiono i fratelli - il prossimo -, e gli altri diventano individui che ci creano limitazioni, impicci, concorrenza, ostacoli. E allora perché amarli? Se il centro di tutto sono io, perché non molestare il forestiero che dà fastidio? Perché non devo maltrattare i disoccupati e i vagabondi? Perché non ricorrere all'usura? Perché non speculare sullo stipendio dell'operaio, anche se gli serve per vivere? Se non c'è Dio che ci fa prossimi gli altri diventano nessuno. È per il vuoto di Dio che anche i propositi di amore al prossimo più sinceri diventano vuoti, inefficaci, illusori, patetici.

Se non amiamo il prossimo non amiamo noi stessi

Dobbiamo essere attenti anche al «come noi stessi». Il paragone non deve sembrarci esagerato e sproporzionato: "Amare un po' sì, magari anche tanto con alcuni e per qualche tempo, ma come noi stessi... questo no". Sbagliamo se la pensiamo così, perché amare il prossimo è il modo migliore e forse unico per amare noi stessi e per volerci bene suo serio. Non è un paradosso. Ce lo dicono le scienze umane. La psicologia, molti secoli dopo Gesù, ha scoperto che per crescere e diventare adulti e realizzati, cioè per volersi bene, è necessario aprirsi agli altri, superando l'egocentrismo infantile e l'istinto egoistico. Ce lo dicono il buon senso e l'esperienza personale. Chi vorrebbe accanto sé come amico, come parente, come collaboratore... persone "trottola" che girano sempre su se stesse, che pensano soltanto ai loro interessi, che si negano a ogni collaborazione e attenzione senza vantaggio personali? Coloro che rendono gli altri se non un inferno (come pensava il filosofo Sartre) almeno un fastidio e una preoccupazione, sono esattamente coloro che pensano soltanto a se stessi, come quelli che della mascherina e del distanziamento non gliene può importare di meno.

Tante parole poca sostanza.
Oggi si parla tantissimo di amore. Verso tutto e tutti. Per l'ambiente, la natura, gli amici a quattro zampe, gli animali selvatici (a Roma hanno acceso lumini e portato fiori dove il Comune ha fatto uccidere dei cinghiali), ...ma l'amore tra la gente non migliora, anzi la cattiveria si incarognisce, perché senza amare Dio «con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente», l'amore diventa una bella parola. Vuota.


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