L'amore dalle parole ai fatti

VI Domenica di Pasqua - Anno B - 2018

Il comandamento di Gesù non ha niente a che vedere con un generico "vogliamoci bene" e con un buonismo inefficace e deresponsabilizzante.

Il comandamento di Gesù è l'amore. Lo abbiamo imparato fin dai primi giorni del catechismo, o addirittura dai genitori, quando questi ritenevano importante avviare i figli alla fede. Poi ce lo siamo sentiti ripetere in tutte le salse, tanto da rischiare un senso di timoroso fastidio quando la liturgia, come in questa domenica, ce lo ripropone, sia con il vangelo: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi"; "Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri"; sia con la lettera di Giovanni: "Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio".
La tentazione è di ripeterlo stancamente con qualche lamentela, perché non lo rispettiamo abbastanza, e qualche esortazione a metterci un maggiore impegno. Proviamo, invece, a riflettere un po' più a fondo sulle parole di Gesù per non perderne il significato e il messaggio assolutamente innovativi rispetto a generici e sterili appelli all'amore. Sono due le precisazioni del comandamento di Gesù da non trascurare.

"Come io vi ho amato"
Quale amore ci chiede il comandamento? L'interrogativo è determinante perché dentro la magica parola, "amore", c'è di tutto: quello delle canzonette, quello per gli "amici a quattro zampe" (oggi il più pubblicizzato), quello per la montagna, quello della partita di calcio dei cantanti e degli attori... Per rispondere, basta fare attenzione al termine di paragone posto da Gesù: "come io ho amato voi". Se ci fermiamo prima, non capiamo niente, e rischiamo tutt'al più di rimanere in un generico "amare il prossimo" che ci può dare la sensazione di "essere a posto", perché un po' di amore agli altri, come sia, lo diamo. Con il "come io vi ho amato" cambia tutto, perché Gesù ha specificato che amare come ci ha amato lui è dare la vita per i propri amici. E gli amici di Gesù non sono gli "amichetti", ma anche coloro che lo hanno crocifisso; anche coloro che non fanno parte dei "nostri", perché, egli come il Padre, "non fa preferenze di persone". Questo è un amore che non si finisce mai di dare. Benissimo, perciò, fa la liturgia a ricordarci che è con il termine di paragone che dobbiamo confrontarci.

"Gli uni gli altri"
Per evitare di togliere forza e significato al comandamento di Gesù dobbiamo precisare anche cosa comporta quel "amatevi gli uni gli altri"? Gesù, quando nel cenacolo, enuncia il suo comandamento si rivolge al ristretto cerchio degli apostoli. Ciò significa che il nostro amore deve rimanere tra noi, senza superare i confini della nostra cerchia? Assolutamente no! Questo impegna noi cristiani ad amarci tra di noi "come ci ha amato Gesù" per testimoniare a tutti in modo credibile che fare dell'amore la regola di vita è possibile. È la stessa ragione per cui i discepoli devono andare a due a due. Predicare che bisogna amarsi è facile. Testimoniare che è possibile è difficile: bisogna farlo vedere. Per capirci: circola questo amore "gli uni gli altri" nei nostri gruppi, nelle nostre associazioni, nei nostri movimenti, nelle nostre comunità? Siamo sinceri! Noi cristiani siamo molto più bravi ad amare gli "altri": i poveri, i malati, i drogati, i profughi, gli... Nessuno ci può criticare. Basti pensare all'importanza e all'efficacia delle nostre associazioni caritative. Però rischiamo di essere più Caritas, San Vicenzo de Paoli, Misericordia che "amore gli uni gli altri", che, per essere tale, esclude l'invidia, la gelosia, la meschinità... Comportamenti e atteggiamenti che papa Francesco riassume nelle "chiacchiere", dichiarandole addirittura pericolose come il terrorismo: "perché quello che chiacchiera è come un terrorista che butta la bomba e se ne va, distrugge: con la lingua distrugge, non fa la pace". È più facile preparare il pranzo per i poveri che volersi bene "come Gesù ci vuole bene" tra coloro che lo preparano. Però, se vogliamo smentire che "l'uomo è un lupo per l'altro uomo" è questo l'amore che Gesù ci chiede di testimoniare.


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