Anche noi pescatori

III domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2023

Abbandonare le reti della fede incerta e della testimonianza opaca.

«”Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono». La prontezza di questi uomini nel lasciare famiglia e lavoro ci incanta, ma nello stesso tempo ci preoccupa. “Se deve essere così la risposta all’invito di Gesù, come riuscire a imitarla? Potrà farlo qualche persona speciale, come il missionario laico Biagio Conte morto in questi giorni, ma non noi, cristiani normali”. Non è così. Il Vangelo non racconta queste chiamate per farci ammirare i protagonisti e stupirci delle risposte, ma per imitarle. È vero che, comparando i racconti dei quattro Vangeli si intuisce che Gesù, prima di arrivare al «venite dietro a me», aveva avuto incontri e colloqui con questi uomini - Andrea e Giovanni avevano passato con lui un pomeriggio intero (Gv 1,34) - per prepararli a una eventuale decisione, ma questo non sminuisce la straordinaria prontezza della loro risposta e il messaggio cha da essa scaturisce: alla chiamata di Gesù si risponde con decisione e prontezza; come lo stesso Gesù chiarirà in maniera inequivocabile: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62).

Decisione netta, esecuzione incerta

Una decisione come quella dei pescatori chissà quante volte anche noi l’abbiamo presa: i buoni propositi non ci sono sicuramente mancati. Però il nostro problema nasce dopo, nella pratica, dove la decisione si indebolisce, inciampa, si confonde, svanisce. La distanza tra i propositi e la loro esecuzione non deve però scoraggiarci, perché è ciò che è accaduto anche agli apostoli. Vedi gli slanci, le incertezze, il rinnegamento di Pietro; vedi le manovre dei figli di Zebedeo per avere i posti migliori; vedi la deriva totale di Giuda. Gesù che doveva continuamente riportare i Dodici a comportamenti coerenti, lo fa anche con noi e la sua misericordia ci farà sempre tornare in carreggiata.
E se la nostra fede non avesse mai fatto questa scelta, perché a noi è bastato trovarci dentro una tradizione religiosa? Allora questo è il momento di prendere sul serio il «Venite dietro a me», che il Signore ci sta rivolgendo.

Chiamati per diventare pescatori

Per la nostra fede un po’ così, e per come siamo stati educati religiosamente, siamo abituati a intendere l’invito a seguire Gesù come più preghiere, più opere di carità, più pratica religiosa. Cose buone e giuste, ma insufficienti senza la disponibilità ad accettare consapevolmente che il Signore vuol fare di noi dei “pescatori di uomini”. Purtroppo, per tanti motivi, ci siamo “scansati” da questa finalità, riservandola e delegandola al Papa, ai vescovi, ai preti, ai religiosi, e a qualche cristiano volenteroso. Non si può continuare. Gesù ha rivolto il suo «vi farò pescatori di uomini» agli apostoli, ma con essi a tutti coloro che accettano di seguirlo, anche se zoppicando, come noi. Questo vuol dire che la sua chiamata è per annunciare il “vangelo del Regno”, e perciò che la fede in lui non è un bene da tenere dentro di sé per la propria consolazione, ma per essere condivisa e diffusa. Dopo secoli di “società cristiana” e di “religione clericale” è difficile capirlo, ma oggi, quando la fede per tradizione non regge più, è il tempo giusto per comprenderlo e per praticarlo.

Le reti da lasciare

Le nostre reti da lasciare sono quindi la fede senza convinzioni e la testimonianza opaca, o assente, o addirittura scandalosa. “È difficile!”. È molto difficile. Ma la vita dei pescatori non è facile, come sapevano bene Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo: le notti sul lago, le tempeste improvvise, le reti spesso vuote... Anche essere cristiani “pescatori”, cioè tentare di fare della propria vita un annuncio del vangelo, va incontro a insuccessi, a sensazioni di inutilità, a delusioni, a contrasti, a rinunce. Gesù, però, scelse di cominciare la sua missione nella “Galilea delle genti”, dove i commerci e i traffici avevano reso Dio un lontano ricordo. Noi dobbiamo seguirlo nella nostra “Galilea delle genti” dove per gli influencer il dio è lo shopping. Se non lo imitassimo che discepoli saremmo? «Un discepolo non è più grande del maestro», diceva Gesù (Mt 10,24). Né può essere diverso. Coraggio, allora, tutti sul lago a pescare!


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