Anche oggi il Signore cerca casa

IV Domenica di Avvento - Anno A

Il Natale non è una rievocazione ma una nuova Betlemme.

«Così fu generato Gesù Cristo». È l’inizio del Vangelo di questa domenica che apre la porta al Natale. Sembra il titolo di un giornale che annuncia un fatto di cronaca di poca importanza, invece è l’annuncio dell’evento più misterioso e imprevedibile che dà il via a una nuova creazione, a un nuovo patto di alleanza tra Dio e le sue creature.
Altrettanto semplice e scarno è il racconto che segue. Un uomo si ritrova la promessa sposa incinta senza essere ancora andati a vivere insieme. Si chiama Giuseppe, è un falegname, abita a Nazaret, un paesetto quasi sconosciuto. La promessa sposa si chiama Maria. Cosa fare? La Legge è chiara: la donna deve essere ripudiata. Ma Giuseppe, pur essendo uomo giusto, cioè fedele osservante della Legge, decide di farlo in segreto. Chissà se ha intuito che nella sua vicenda si stava preparando qualcosa di misteriosamente grande. Infatti! C’è Dio che realizza i suoi progetti di salvezza per mezzo di due persone semplici dalle quali umanamente nessuno si sarebbe aspettato niente di più che essere brava gente. Ed ecco che un suo angelo appare in sogno a Giuseppe e gli chiede di prendere con sé Maria come sua sposa perché il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio, Gesù, che salverà il suo popolo dai suoi peccati. È così che arrivò la notte santa di Betlemme quando Dio scese tra noi con il suo primogenito, Gesù.

Betlemme oggi

Siamo talmente abituati al racconto di Betlemme, a immaginarlo, a meditarlo, ad ammirarlo, a rappresentarlo da rischiare di fermarci a ciò che accadde quella notte, come un evento ormai consegnato alla storia. Non è così. Il Signore “cerca casa” anche oggi non in Betlemme di Galilea ma dentro di noi, nella nostra storia, nella nostra società per renderla come Betlemme. Ma cosa è Betlemme? È fidarsi di Dio quando non si è in grado di capirlo e sembra contrario ai nostri interessi. Come hanno fatto Giuseppe e Maria. È rifiutare il comportamento ottuso e superbo di Acaz che per non piegarsi alla richiesta di Dio rifiuta anche un segno che l’avrebbe messo di fronte alla necessità di obbedire. Betlemme è credere come Giuseppe e Maria ai “sogni” e agli “angeli” che Dio non smette mai di inviare.

La festa del Natale

La festa del Natale chiama ad approfondire la nostra capacità di abbandonare le vedute e i progetti umani per accogliere quelli misteriosi che vengono dall’alto. Senza questa decisione, le celebrazioni, anche le più belle e coinvolgenti; i segni, anche i più cari e affascinanti (il presepio, le luminarie, le musiche, i doni…), scadono in tradizione e folclore. Ciò che insidia l’importanza religiosa e la verità del Natale non è, come potrebbe sembrare, il cancan pubblicitario che la spinge verso un fascino esclusivamente consumistico, ma una fede che non si rinnova, che non incide sulla vita nei nostri pensieri, nei nostri progetti, nelle nostre azioni.
Belli, dunque, i presepi dentro le chiese e dentro le case. Belli gli alberi di Natale. Belle le luminarie nelle strade. Belle le canzoncine cantate dai bambini. Bella la tradizione dei doni. Belli perfino le cene e i pranzi esagerati. Tutto del Natale è bello, e tutto è bello del Natale! A patto che faccia crescere la fede di Giuseppe e Maria.

Vieni, Signore Gesù!
Signore Gesù, il tuo Natale è alla porta.
Donaci di accoglierti come Maria e Giuseppe,
anche se i tuoi progetti sono tanto diversi dai nostri.

Donaci la fretta di portarti a chi, come Elisabetta,
aspetta il nostro aiuto e la gioia della tua presenza.

Donaci di essere, come i pastori,
attenti ai segni della tua presenza
e di portarti in dono non le cose, ma la mente e il cuore.

Donaci la saggezza di saperti aspettare
come Simeone e Anna
e di saperti riconoscere,
anche in ciò che umanamente è piccolo e debole.

Donaci di abbandonare,
i nostri schemi mentali, le nostre abitudini, le nostre pigrizie
per seguire, come i Magi, la tua stella.


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