Assunta in cielo, Maria è per noi garanzia, via, sostegno

Assunzione della Beata Vergine Maria - Solennità - Anno C - 2019

Non abbandoniamo la festa mariana al frastuono del Ferragosto.

Quando nel VII secolo la Chiesa di Occidente decise di celebrare Maria Assunta in cielo il 15 di agosto, per l'antico criterio di innestare una festa cristiana in una pagana (le feste Augustali dell'imperatore Augusto) e il 1 novembre 1950, quando la dichiarazione del dogma dell'Assunta di papa Pacelli diede la massima solennità alla celebrazione, non c'era la minima idea di cosa sarebbe diventato il Ferragosto (Feriae Augusti).
Oggi sappiamo bene quello che è, tanto che sembra un'occasione sprecata celebrare Maria che si risveglia con la sua "carne" (la sua persona, la sua storia) dal sonno della morte per passare alla nuova vita, in un periodo dell'anno, in cui le chiese sono pressoché deserte perché la gente è dispersa per mari e monti.
Però, anche a chiese semideserte, la festa non perde la sua importanza. Anzi, forse la visione delle folle che, dopo un anno di attesa affrontano disagi di ogni genere per qualche scampolo di fuga dalla pesantezza della vita quotidiana, e per concedersi un respiro di gratuità, di libertà, di gioia dal vivere quotidiano dove tutto è obbligato, faticoso, ripetitivo, offre l'occasione per una riflessione su una verità che spesso ci sfugge: il cielo è la nostra patria. Questo l'Assunzione di Maria al cielo ci ricorda. Lì ci aspetta il Cristo risorto, primizia di coloro che risorgono dalla morte. Questo è il fondamento della nostra fede.

La festa dell'Assunta ci ricorda che la nostra "carne", cioè la nostra vita, come quella di Maria, creatura come noi, non ci è stata donata per la tomba, ma per il Risorto. È per questo che Gesù è venuto tra noi, è morto e risorto. La fede in questa verità ci rifornisce di speranza e ci ricarica di tenacia nell'affrontare la pesantezza della vita quotidiana e la paura della morte. Maria Assunta in cielo ci conferma che l'enorme drago rosso, il male, è sconfitto dal figlio maschio partorito dalla donna. E la voce potente nel cielo continua, nonostante tutto, a risuonare vittoriosa: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Certamente il nostro "passaggio" non è come quello di Maria. Il suo è stato come il Creatore l'aveva pensato per tutti: un risvegliarsi dal sonno (anticamente questa festa era chiamata la dormitio Mariae (il sonno di Maria), come lo stesso Gesù aveva cercato di far capire, quando, in casa di Giàiro tra l'ironia dei presenti, aveva detto: «La fanciulla non è morta, ma dorme» (Mt 9,24). Il nostro traguardo è il suo stesso, anche se lei ha avuto il privilegio unico di essere "l'arca del Signore". È Gesù stesso ad affermarlo, quando alla donna che gli grida: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!», precisa: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». E quando a quelli che gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano», rispose: «Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3, 33-35).

Maria assunta in cielo, ci indica il punto di arrivo, ma anche la via per raggiungerlo. Appena accolto Gesù nel grembo, lo portò a Elisabetta perché la sua venuta facesse esultare di gioia. Il grembo con cui noi possiamo e dobbiamo portare Gesù per diffondere la sua gioia è la carità verso tutte le Elisabetta che ci circondano e che ci aspettano. La fede non è niente se non diventa carità, se non si mette in viaggio in fretta verso Elisabetta. Questa è la via, cantata nel Magnificat, che conduce al cielo: l'esatto contrario di quelle che cercano il potere che schiaccia gli umili, la ricchezza che dimentica i poveri, la superbia che illude di poter fare a meno di Dio, e anche lo sballo dei weekend, e la frenetica consumazione di ponti e di ferie.

Maria Assunta in cielo ci sostiene nel cammino. Nella gloria del cielo, accanto al Figlio Risorto, Maria non smette di essere madre nostra, e come madre ci incoraggia e ci sostiene nel vivere le gioie, la festa, le ferie, non come fine ma come mezzo; non come traguardo ma come passi verso la vita eterna, cioè verso la gioia, la festa, le ferie senza fine. Verso la domenica senza lunedì.


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