C’è un miracolo per ogni fame

XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2021

La nostra mano apre quella del Signore.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci è sicuramente uno degli episodi dei vangeli più straordinari e clamorosi – non per niente tutti e quattro gli evangelisti lo riferiscono, ciascuno aggiungendo particolari interessantissimi se letti in parallelo – non tanto per la sua spettacolarità, talmente grande da suscitare in tanti il dubbio della veridicità, ma per il suo messaggio attualissimo e provocatorio. Il fatto, anticipato in piccolo dalla prima lettura (venti pani d'orzo e grano novello per sfamare cento persone) lo conosciamo. Una grande folla per ascoltare Gesù non ha tenuto conto del tempo che passava, trascurando di procurarsi il cibo. Adesso come si rimedia? Gesù, accorgendosi – possiamo immaginare – della preoccupazione che serpeggia tra gli apostoli, provoca uno di essi, Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». L'apostolo gli risponde come avremmo fatto noi: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Nel suo racconto l'evangelista Matteo è più esplicito nell'esporre la soluzione "razionale e ragionevole": «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare» (Mt 14,15). Come dire: "Si diano da fare. Si arrangino!". L'evangelista Giovanni, invece, riporta l'intervento di Pietro che, conoscendo il suo carattere, può sembrare anche uno sfottò o una sfida: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Gesù non dà spiegazioni: li coinvolge nell'organizzazione: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa» (Lc 9,14). I discepoli eseguono. Facile immaginare il loro stato d'animo e poi la loro meraviglia quando più ne distribuiscono e più ce n'è, mentre sale l'entusiasmo della folla che addirittura vuole "farlo re". Come non essere d'accordo? Dove lo trovi un re che invece di mettere la tassa sul pane, te lo dà gratis?

Per le folle affamate di oggi?

Lasciamo la folla del lago di Tiberiade e veniamo a quelle di oggi che ci riempiono gli occhi, e in maniera sempre più drammatica ci interrogano su come risolvere il problema prima che esso ci travolga. "È una questione di governanti!". No. La questione riguarda tutti e ci coinvolge anche come credenti. Il salmo posto a preghiera e a commento della moltiplicazione dei pani di Eliseo e di Gesù recita: «Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente» (144-145). La sua mano, quella sera sul lago, Gesù l'ha aperta per saziare la folla, ma per quelle di oggi cosa fa? Come possiamo benedirlo per le sue opere se le folle di affamati aumentano sempre di più? Allora, il miracolo del Vangelo è bellissimo per immaginare il pane che arriva chissà da dove, i canestri che si riempiono misteriosamente e più se ne tolgono e più ne ritornano, la meraviglia dei discepoli, l'entusiasmo crescente della gente, ma oggi, perché, o Signore, non "apri la tua mano" e sazi "ogni vivente"?

Siamo noi la mano del Signore

La mano del Signore che si apre per saziare ogni vivente siamo noi. Gesù poteva moltiplicare il pane, ricorrendo a effetti straordinari da illusionista, invece fa scaturire tutto da cinque pani d'orzo e due pesci. Fu una minuzia di fronte alla fame di «cinquemila uomini», «senza contare le donne e i bambini» (Mt 14,21) che aprì la mano del Signore. Il messaggio del Vangelo più che mai attuale e urgente è che la condivisione del poco di ciascuno diventa il molto per tutti e apre la mano del Signore. Oltre alla fame di cibo e di acqua il mondo sta soffrendo un'altra fame: la pandemia. Sono state fatte preghiere incessanti, ma a esse è seguita e segue la condivisione dei nostri "cinque pani e i due pesci", cioè la nostra disponibilità alla soluzione del problema, con l'accettazione degli strumenti che abbiamo a disposizione: il vaccino, le precauzioni, le limitazioni? Oppure, come dimostrano le diatribe per nulla edificanti di questi giorni, rimaniamo nella soluzione "gli altri si arrangino", pretendendo che debba essere qualcun altro, magari il Signore, ad assumersene la responsabilità, i fastidi e i rischi?


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