Capolavori o scarabocchi

Santissima Trinità, Solennità - Anno A - 2023

La nostra piccola vita a immagine del mistero più grande.

Per tentare di immaginare in qualche modo un Dio Unico in tre Persone, Padre, Figlio e Spirito, nel secondo secolo d.C. lo scrittore e teologo cristiano Tertulliano coniò un nome nuovo: Trinità. Il termine non elimina la difficoltà di capire chi è Dio, e non offre spiragli per addentrarsi nel mistero, anzi, invita, in maniera sintetica e perentoria, a non cercare spiegazioni a ciò che è umanamente incomprensibile: uno ma anche tre. Si è provato anche ad abbandonare la parola difficile a favore della formula: Dio comunità d’Amore. Ma il tentativo, oltre a non facilitare la comprensione del mistero, perde la forza della parola “Trinità” che afferma in maniera decisa: Dio è Dio, non lo puoi capire, ma soltanto credere e adorare.
Neppure i Testi Sacri aiutano come vorremmo noi, perché aprono soltanto spiragli. Gesù in diverse occasioni, come nell’incontro notturno con Nicodemo, afferma che c’è un Padre, che ha tanto amato il mondo, da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna; e c’è lo Spirito che come il vento: «soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va». Ma come può essere questo? E di nuovo la nostra ragione va in tilt.
Allora non rimane che una strada: accogliere la Trinità, adorarla, invocarla, sull’esempio di Mosè. Davanti al Signore che proclamava: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà», si curvò fino a terra, si prostrò, e lo invocò: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi».

Un Dio lontano?

La nostra incapacità di conoscere razionalmente la Trinità non allontana Dio da noi. Tutt’altro, ci stimola a riconoscerlo dentro di noi, e a conoscere chi siamo. Il Dio Trinità non è un solitario, ma relazione, comunione, amore. Perciò, creati a sua immagine, la nostra vita non può trovare la sua verità e la sua completezza se non nella comunione, nella relazione, nell’amore. Tutto ciò che ci spinge e ci convince a essere “uno” (noi e basta) è un inganno, perché non essendo la solitudine la nostra natura, essa offusca in noi la sua immagine, con conseguenze negative e anche disastrose, come la realtà dimostra e conferma.

I bambini, se sono soli, o si sentono soli, crescono male. Diventeranno egoisti, duri, scontenti, insoddisfatti, scostanti. I ragazzi e gli adolescenti soli, o che si sentono tali, pur di trovare amicizia e accoglienza, possono finire a cercarla in gruppi sbagliati, disposti a compiere scelte negative e pericolose, dai quali sarà difficilissimo portarli fuori. Gli adulti senza rapporti sociali soddisfacenti e gratificanti si sentono dei falliti, dei perdenti. Gli anziani abbandonati alla solitudine perdono la voglia di vivere.
Se vogliamo essere veri, dobbiamo vivere nella relazione, nella comunione, nell’amore, perché così siamo stati pensati e creati, e perciò soltanto così possiamo realizzare ciò che è vero, buono, giusto, bello, e sentirci realizzati, contenti, orgogliosi di quello che siamo capaci di fare. Per capire che è realmente così non servono sofisticati ragionamenti: basta osservare ciò che accade. Quando ci si rammarica e ci si lamenta: “Guarda cosa si deve vedere”, “Guarda dove siamo arrivati”, stiamo vedendo le opere e le conseguenze di coloro che vivono da “uno”. Vedi gli sciacalli in azione nelle case degli alluvionati. Quando invece assistiamo a gesti di comunione, di relazione, di amore, e siamo orgogliosi di ciò che vediamo, sono al lavoro gli “uno e gli altri”. Vedi gli “angeli del fango” degli alluvionati…, magari il giovane in carrozzella che spala il fango. Testimonianze così riconciliano con la vita.

Fogli bianchi, scarabocchi, capolavori

Si è soliti dire, ma fa bene ripeterlo, perché esprime una grande verità, che quando Dio Trinità ci ha consegnato la vita, ci ha messo in mano un foglio bianco con la possibilità di farne o un’opera d’arte, oppure uno scarabocchio. L’esito dipende da quanto si è voluto e si è stati capaci di vivere la vita come la Trinità ce l’ha donata.
E il pennello e ci colori? Quelli ce li mette a disposizione Gesù con il suo comandamento: «Amatevi gli uni e gli altri».


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