Chiamati per andare

XV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2018

Vivere la vita come vocazione significa accogliere l'invito a essere figli nel Figlio, e vivere predicando a tutti la bellezza e la possibilità di diventarlo.

San Paolo, con il suo linguaggio sempre un po' impegnativo, rivela che "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, [...] in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà". Con parole nostre: Dio ci chiama a essere suoi figli nel Figlio. Questo è ciò che chiamiamo "vocazione", comprendendo nella stessa parola sia la chiamata di Dio che la nostra risposta. Vivere la vita come vocazione significa, perciò, accettare che essa sia (o come singoli, o come sposati, o come sacerdoti e religiosi...) non la realizzazione di un nostro progetto, ma una risposta a quello di Dio. Non dimenticare questa verità significa vivere con la consapevolezza di realizzare il progetto di Dio, cioè di essere suoi figli nel Figlio. Questa convinzione dà un surplus di importanza a tutto ciò che facciamo, e una grande spinta a fare tutto con dignità, bellezza, verità, giustizia.

Però, vivere la vita come vocazione esige ancora di più, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano suoi figli nel Figlio, e perché questo possa realizzarsi chiede la collaborazione di coloro che hanno accolto la sua chiamata. Ecco perché tutta la Bibbia è un chiamare per mandare. Abramo, Mosè, i Giudici, i profeti... Tutti chiamati per essere mandati. Una testimonianza molto significativa è Amos. È chiamato da Dio a fare cosa? A pregare? A comportarsi bene? A fare qualche opera buona? Sentiamo la sua testimonianza: "Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va', profetizza al mio popolo Israele". Certamente per realizzare il suo compito, irto di ostacoli, avrà pregato e avrà dovuto impegnarsi a testimoniare quello che chiedeva agli altri, ma ciò che Dio gli chiede è: "Va' e profetizza!".

E Gesù? Gesù riassume in sé il duplice significato della vocazione: è chiamato e mandato dal Padre, ma chiama e manda, come proclama oggi il vangelo: "Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due". Il "mandato" di Gesù è sorprendente. Nelle sue parole non c'è nessun cenno a quello che i Dodici devono dire, come noi ci aspetteremmo, ma soltanto indicazioni sul loro andare: "per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche"; e su come comportarsi: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". A essi bastava mostrare come viveva Gesù (cacciare molti demoni, ungere con olio molti infermi e guarirli) e invitare a fare altrettanto, lasciando a ciascuno la responsabilità di accettare o meno la proposta.

E noi? Noi siamo stati chiamati e abbiamo risposto alla chiamata, altrimenti non staremmo qui, purtroppo, però, spesso dimentichiamo di essere mandati. Viviamo la fede dentro di noi, nelle nostre preghiere e anche in una vita buona, ma senza sentire il compito di andare a predicare, anzi, molto spesso tenendo nascosta la nostra fede.

La difficoltà: "Ma noi come facciamo? Cosa andiamo a dire? Noi non siamo preparati! E poi figurati se ci ascoltano!". Tutti possiamo cercare umilmente di vivere come è vissuto Gesù, senza arroganza ma senza timore, facendo nel nostro piccolo quello che faceva lui: invitare a vivere una vita come la sua, cacciando molti demoni (ce ne sono tantissimi: l'odio, l'ira, la gelosia, l'ingiustizia, la cattiveria, l'indifferenza...), e prendendoci cura di "molti malati", quelli che non sono in ospedale, ma accanto a noi.

La fede vissuta come impegno missionario, cioè invitando a vivere come Gesù con sagge ed efficaci parole e con umile ma trasparente testimonianza è tutt'altra cosa dal viverla come una serie di verità da credere, pratiche da compiere, precetti da rispettare.

 


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