Cinque pani, due pesci e tutta questa folla

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Anno C - 2016

La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo è un invito a offrire al Signore le nostre poche forze perché con la potenza del suo amore le moltiplichi a servizio di molti.

Il giorno comincia a declinare e Gesù continua a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti hanno bisogno di cure. I Dodici, molto più terra terra, hanno altre preoccupazioni: "Non sarà che tutta questa gente, dopo la predica e le cure, pretende che gli passiamo la cena?". A scanso di equivoci avvertono Gesù: "Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta". Gesù: "Voi stessi date loro da mangiare". La risposta li lascia di sasso. Pietro sicuramente avrà pensato: "Ve l'avevo detto io?". Replicano: "Ma, non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". Come a dire: "Lo sai che la nostra cassa...". Sappiamo come va a finire.

Sicuramente abbiamo meditato chissà quante volte su questo brano che preannuncia l'immensità del dono della sua presenza nell'Eucaristia. E tantissime volte è servito per esortarci al dovere di rispondere al dono di Gesù, rispettando il precetto della Messa domenicale, tanto che, fino a qualche anno fa, la non osservanza del precetto era uno dei peccati più confessati.

Fino a qualche anno fa, però. Adesso le cose sono cambiate. Con la cultura dominante che non ci possano esserci cose "comandate", da fare "per precetto", anche se "non ci va", lasciare la Messa non è più un peccato da confessare. Si partecipa quando è possibile. D'estate, per esempio, mica si può pretendere di perdere un weekend di tintarella per andare a Messa? Nessun problema: si ricomincia a settembre senza bisogno della Confessione. E' così.

Ma c'è una motivazione che spinga a partecipare alla Messa non per precetto, ma per esigenza?

Chiediamolo al vangelo di oggi.

La preoccupazione dei Dodici di doversi accollare il peso di "tutta quella folla" è anche la nostra. I familiari complicati, i vicini difficili, i poveri della parrocchia, gli affamati del mondo, i profughi, i terremotati, gli alluvionati... Tutti chiedono, tutti bussano. Cosa fare? Dobbiamo decidere: o congediamo la folla perché vada "nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo", oppure accogliamo l'invito di Gesù: "Voi stessi date loro da mangiare".

Con altre parole: siamo continuamente chiamati a decidere se seguire o no Gesù, se essere fedeli o no al nostro battesimo, se considerarci o no cristiani.

Se decidiamo di licenziare la folla, non abbiamo più niente da spartire con Gesù, perciò possiamo dedicarci tranquillamente alla tintarella. Ma se decidiamo di "dare noi da mangiare", il problema è grande, perché non abbiamo che cinque pani e due pesci, non tanto materialmente ma spiritualmente, e come possiamo essere disponibili a tutti coloro che chiedono?

L'unico mezzo è offrire i nostri miseri cinque pani e i due pesci a Gesù affinché li moltiplichi, in modo che la nostra carità non venga a mancare, ma addirittura ne avanzi "dodici ceste".

Questa moltiplicazione delle nostre piccole forze si realizza con la Messa. E' vero, infatti, che Gesù ci raggiunge in tanti modi per sostenere il nostro cammino, ma soltanto nell'Eucaristia egli si fa nostro cibo e nostra bevanda: "Questo è il mio corpo... Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue".

Senza il cibo adeguato, il fisico diventa stentato e malaticcio. Senza l'Eucaristia, la fede perde la sua forza di testimonianza, come dichiara Paolo: "Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga".


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