Maria traguardo, percorso, sostegno.
Questa festa come le più solenni e importanti dell’anno liturgico (Natale, Pasqua, Pentecoste, Immacolata…) ha la “Vigilia”, cioè una Messa vespertina che la sera prima la precede per comprendere meglio la grandezza di ciò che si sta celebrando. Purtroppo la festa laica del Ferragosto che rende già difficile partecipare alla Messa del giorno, figuriamoci come ridurrà quella della Vigilia. Però siccome le feste cristiane non sono per un giorno e poi via al prossimo anno, ma la celebrazione di un “mistero grande” che non si finisce mai di comprendere, è importante un cenno alla parola di Dio proclamata nella messa vespertina che invita a identificare Maria con l’arca che custodiva in modo visibile la presenza di Dio durante il cammino nel deserto e durante la conquista della Terra Promessa: «Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa». E Il grido della donna: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!», rende questo parallelo ancora più forte: l’arca aveva custodito i segni della presenza di Dio (le Tavole della Legge con i Dieci Comandamenti, un vaso di manna e la verga di Aronne), invece il grembo di Maria ha contenuto la realtà: Dio.
Lo stupendo brano dell’Apocalisse, che apre la messa del giorno, rafforza in maniera ancora più potente questa immagine: «apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto».
Il perché della Assunzione di Maria al cielo è tutto nell’immagine dell’Arca: questa donna, che ha custodito Dio sulla terra, non poteva morire come noi. Per lei la morte doveva essere un risveglio. È bello pensare a Gesù che le prende la mano e la risveglia dal “sonno”, come aveva fatto con la ragazza dodicenne nella casa di Giàiro, dopo aver dichiarato alla folla chiassosa e incredula: «La fanciulla non è morta, ma dorme».
La festa dell’Assunta è per rafforzare in noi questa verità: siamo fatti per il cielo, per raggiungere il Risorto e Maria, la prima dei risorti con lui. Siamo fatti per il cielo, non possiamo rinunciare a cercarlo, anche se spesso per strade sbagliate. Siamo fatti per il cielo. Tutti! Anche coloro che dicono di non crederci. Cosa è infatti la vita se non una esigenza di felicità piena, che si annuncia ma non arriva mai? Questo è il messaggio che noi cristiani siamo chiamati ad annunciare. Tocca a noi testimoniare la certezza che, nonostante tutte le apparenze, l’enorme drago rosso è sconfitto dal figlio maschio partorito dalla donna, che la voce potente nel cielo continua a risuonare vittoriosa: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo». Tocca a noi testimoniare che nonostante strisciamo così spesso e così bene per terra, siamo fatti per una domenica senza ritorno al lunedì, per le ferie senza la ripresa del lavoro, per la gioia senza ricaduta nella tristezza.
Maria assunta in cielo ci indica il traguardo della nostra vita, ma anche la strada per raggiungerlo: i criteri di Dio cantati nel Magnificat, che sono l’esatto contrario di quelli seguiti da coloro che cercano il “cielo” nel potere che schiaccia gli umili, nella ricchezza che dimentica i poveri, nella superbia che illude di poter fare a meno di Dio.
L’insopprimibile voglia di “cielo”, anche inconsapevole, che nel Ferragosto e in tutte le occasioni possibili spinge ad affrontare code chilometriche ed estenuanti sulle strade, soste interminabili per incidenti, la ricerca affannosa di un metro libero di spiaggia, di prato, di montagna, un albergo che non faccia tornare a casa con troppi debiti, un pranzo che non rimanga sullo stomaco per il costo esagerato, cosa è se non il segno che siamo fatti per la felicità? Non avremmo il coraggio e la forza di aspettare domani se non sperassimo che in esso troveremo la felicità che oggi ci è mancata.