Come bambini ma non da bambini

XXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2018

Proporre oggi la famiglia cristiana sembra temerario, ma è di fronte alle proposte più ardite che il Vangelo si propone come buona notizia.

Ci sono brani di vangelo che a volte si ha quasi timore di proclamare, tanto sono contrari alla cultura dominante, e ostici e difficili da capire e da accettare anche da parte di chi cerca di essere cristiano e magari sta in chiesa ad ascoltarli. Uno di questi brani è sicuramente l'affermazione di Gesù: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Di fronte a questo messaggio possiamo reagire lanciandoci in un lamento sulla preoccupante situazione della famiglia che sembra non metta più sul conto la capacità di resistere al tempo che passa e alle difficoltà normali di chi condivide con altri un cammino e un'esperienza. È ciò che si sente dire continuamente, venendo a sapere che anche Tizio e Caio si sono separati e hanno divorziato. "Anche loro?!"; "Dove andremo a finire?"; "Poveri figli!", "È un vero disastro!". Il lamento poi continua, trasformandosi in un elenco di cause che hanno portato a questa situazione, e in recriminazioni contro coloro che non hanno fatto e non fanno niente per fermare la crisi. Questa reazione, umanamente e anche socialmente comprensibile, è però inutile e comunque non è quella che la Parola di Dio ci chiede quando viene proclamata nell'assemblea.

Cosa possiamo fare allora? Prima di tutto riconoscere senza timore che questo messaggio è duro da capire e da accogliere. Lo fu anche per gli apostoli. Nel testo parallelo di Matteo, dopo le sue parole, essi esclamarono: «Se è così non conviene sposarsi». Ma niente della proposta cristiana è facile. Ce lo ricorda l'autore della Lettera agli Ebrei: «Conveniva infatti che Dio rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza». Se perfino il nostro "capo", Gesù, ha dovuto portare avanti la sua missione di salvezza con la sofferenza, non possiamo pretendere di realizzare il progetto di Dio sulla famiglia con le allegre proposte della società consumista e individualista.

Riconosciuta la durezza della proposta di Gesù, dobbiamo metterci nella condizione di accettarla secondo la sua stessa indicazione, cioè accoglierla come un bambino: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
Come accoglie un bambino ciò che gli si dice? Fidandosi di chi glielo dice. Per accogliere il vangelo, anche nei messaggi che più cozzano contro la mentalità "del mondo", è necessario "ritornare bambini" per fidarsi consapevolmente, da adulti, di Gesù. Attenzione! Questo è molto diverso dall'accoglierla "da bambini", cioè in maniera inconsapevole. Con altre parole, Gesù ci chiede di abbandonare la nostra presunzione di decidere noi ciò che è vero e giusto, affidandoci a lui, accettando la fatica che questa conversione comporta. Oggi accettare il messaggio cristiano sulla famiglia quando questa è dichiarata superata, irrealizzabile, angusta e sbeffeggiata come una prigione è veramente impegnativo.

Possiamo far niente affinché il messaggio cristiano sulla famiglia venga riscoperto dalle nuove generazioni?
Non solo possiamo ma dobbiamo, e l'indicazione ce l'ha dà ancora Gesù. Mosè dovette cedere alla richiesta del divorzio per la "durezza del cuore" della sua gente, cioè per la sua impenetrabilità al progetto di Dio. "Il cuore" nella Bibbia non è il luogo dei sentimenti, ma il luogo delle convinzioni e delle decisioni. Ecco perché non servono le lamentele e le recriminazioni che si fermano sulla pelle. Con una fede sincera e una testimonianza gioiosa possiamo penetrare la durezza del cuore della gente, testimoniando che i no di Gesù conducono a sì più grandi. Come testimoniarlo? In tanti modi, ma per quanto riguarda la famiglia, la testimonianza più penetrante è quella di famiglie che vivono con gioia il messaggio del Vangelo.


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