Contro la morte per la vita

XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B - 2015

Piangere e urlare di fronte alla morte non serve. Non è Dio che decide il quando e il come, ma il nostro essere creature che nascono con un'eredità più o meno sana, e vivono dentro una realtà più o meno favorevole.

Abbiamo in testa un chiodo fisso, difficilissimo da togliere, anche perché prediche superficiali e preghiere poco accorte (comprese alcune della liturgia dei defunti), lo rincalzano: Dio decide giorno per giorno chi far morire e chi no. Questa convinzione mette in crisi la fede, e spesso la spegne. Anche perché queste decisioni divine colpiscono a casaccio e senza criterio: ci sono vecchi che non riescono morire, e bambini strappati alla vita prima di assaggiarla. Di questo "scandalo" sono ben consapevoli i parroci che incontrano continuamente lo strazio di genitori e di figli che si gridano: "perché Dio mi ha fatto questo?".

Invece Dio non vuole la morte. La sua parola è chiarissima: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi... Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono", ma se vogliamo per lo meno alleggerire il peso di questo "scandalo" dobbiamo guardare Gesù – l'unica Parola-Immagine autorizzata di Dio - che non è vissuto tra noi, distribuendo la morte, ma per combatterla e sconfiggerla.

È esemplare il vangelo di questa domenica.

Una bambina è catturata dalla morte quando sta per entrare nella vita (le ragazze ebree a undici anni e un giorno potevano essere promesse in matrimonio, pronte a realizzare lo scopo della loro esistenza: fare figli). Gesù la risveglia, la prende per mano e la riconsegna ai genitori, confermando ciò che aveva dichiarato alla gente: "Non è morta, ma dorme". La morte è un sonno che ci accompagna verso la vita per sempre. Questo è disegno di Dio.

Una donna soffre di perdite di sangue. Gesù, a differenza della ragazzina, la guarisce in modo clamoroso per far comprendere che la morte non è soltanto quella fisica, ma anche ogni sofferenza che la prepara e la chiama. La poverina era - per la Legge mosaica - una morta vivente: "La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempo delle mestruazioni, o che lo abbia più del normale, sarà impura per tutto il tempo del flusso, come durante le sue mestruazioni". Cioè: "quando una donna abbia flusso di sangue, per sette giorni resterà nell'impurità mestruale; chiunque la toccherà sarà impuro fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua impurità mestruale sarà impuro; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà impuro. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà impuro fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale lei si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà impuro fino alla sera. Se un oggetto si trova sul letto o su qualche cosa su cui lei si è seduta, chiunque toccherà questo oggetto sarà impuro fino alla sera". (Lv 15, 19-27).
Nota bene! Per la situazione della donna nessuno piangeva e urlava come per la ragazzina. Anzi, trattandola così, presumevano di interpretare la volontà di Dio.

Qual è il messaggio di Gesù?

Piangere e urlare di fronte alla morte non serve. Non è Dio che decide il quando e il come, ma il nostro essere creature che nascono con un'eredità più o meno sana, e vivono dentro una realtà più o meno favorevole. E' necessario combatterla sempre, in tutte le sue forme, comunque e dovunque essa si manifesti. Non possiamo "risvegliare" i nostri cari come faceva Gesù, però, possiamo diminuirne lo strazio con tutti mezzi possibili della scienza e dell'assistenza, impegnandoci a diminuirne le cause, evitando tutto ciò che indebolisce, ferisce, umilia la vita, e la espone alla morte.
Papa Francesco, con l'enciclica Laudato si', ci esorta a questa battaglia contro tutto ciò che porta alla morte, sia fisica che morale, e le sofferenze che la preparano: la cultura dello scarto, l'economia che non guarda i volti ma i conti in banca, la cecità dell'egoismo accaparratore e sprecone.

Dio non ha creato la morte come noi la conosciamo. E' entrata nel mondo attraverso il peccato. Possiamo e dobbiamo alleviarne lo strazio, combattendo tutto ciò che è peccato, che è offesa alla vita come Dio l'ha pensata: un sonno che riapre gli occhi nella vita per sempre.


Condividi

contro-la-morte-per-la-vita.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA