L'omelia in un funerale non è una lezione di esegesi o di teologia, ma nasce dalla vita quotidiana; è il modo con cui il pastore accompagna le famiglie in lutto e il suo popolo all'incontro con Gesù, maestro di umanità e di eternità.
Anche nell'attuale società secolarizzata, la morte di una persona conserva una forte valenza affettiva e simbolica, aiuta, cioè, a riflettere sul significato del nostro vivere, a riconoscere quello che siamo davvero, dietro la maschera di cui abbiamo bisogno per stare in mezzo agli altri. La percezione della vita come «mistero» rende tutti più indifesi e umili, disponibili all'ascolto della Parola, che salva dalla precarietà umana e che offre ragioni di speranza.
Certamente è determinante che la celebrazione cristiana delle esequie sia ben vissuta: i testi biblici scelti con cura, in sintonia con l'esistenza della persona deceduta; le intenzioni di preghiera in consonanza con quello specifico evento; i gesti liturgici compiuti con proprietà; i canti inneggianti all'impegno di Dio a favore della vita.
Se l'intera celebrazione esequiale è portatrice di grazia, non vi è dubbio che l'omelia detenga un suo spazio rilevante e una propria efficacia. Ecco perché la meditazione sui testi sacri non va mai improvvisata, ma preparata adeguatamente, pena lo svilimento del senso stesso delle esequie.
L'omelia, infatti, serve ad annunciare Gesù crocifisso e risorto, il Vivente, colui che ha aperto la porta della vita per tutti. Soltanto su questa certezza, da riproporre ogni volta, possono innestarsi eventuali cenni alla testimonianza della persona defunta.
Le norme liturgiche prevedono, prima dei riti di congedo, la possibilità di una memoria particolare del defunto, sempre in accordo con chi presiede la celebrazione.
Oggi, termini tipici dell'esperienza cristiana quali anima, fede, Pasqua, risurrezione, vita eterna, giudizio, paradiso, inferno, purificazione, suffragio ecc. non possono essere scontati per la stragrande maggioranza dei tanti che pur partecipano ai funerali. Su «altro» i presenti sono spesso concentrati nella «sosta in chiesa»: la coreografia, l'immagine sociale del defunto, il doveroso presenzialismo nei riguardi dei familiari, un discorso di circostanza con parole di conforto che non metta in discussione lo stile di vita... Sarebbe un grave impoverimento ridurre il cristianesimo a religione civile, a morale o a umana riserva consolatoria.
Le omelie [riportate nel libro] costituiscono un riferimento da attualizzare, caso per caso. Non si tratta di riproporle pedissequamente, ma di trarne spunti e riflessioni da elaborare in libertà, in relazione alla storia della persona defunta, alla sua famiglia e alla sua presenza o assenza nella realtà cittadina e nella vita della comunità cristiana.
Molte delle cinquantatré omelie sono «generali», altre sono più mirate a particolari situazioni. Non è mai facile tenere l'omelia per la morte di un infante o di un giovane, per una vittima sulla strada o sul lavoro, per un omicidio o un suicidio... L'omileta ha la medesima funzione di Giovanni Battista, cioè «prepara la via al Signore» (Mt 3,3), che viene come luce e consolazione.
Ogni omelia è corredata dalle citazioni dei testi della Sacra Scrittura: la Prima lettura; il Salmo, o preghiera responsoriale; il Vangelo. Le omelie, omogenee per lunghezza, si ispirano sempre alla parola di Dio, ma valorizzano anche citazioni di teologi, di mistici, di santi, e anche di artisti e letterati, come pure narrazioni di aneddoti; il tutto è volto a offrire potenzialità che diano concretezza di vita al nostro cammino spirituale, alla ricerca della santità. La morte, infatti, è un evento profondamente umano, che interpella ciascuno e la persona nella sua interezza: sentimenti, memoria, pensieri, atteggiamenti, paure, scelte...
L'esperienza pastorale conferma che una celebrazione esequiale ben vissuta e una omelia adeguata possono toccare il cuore anche di battezzati non praticanti, favorendo un rinnovato sguardo sulla vita e su ciò che, nel tempo, ha portato a smarrire la grazia della fede.
Prima di essere messe per iscritto, le omelie qui riportate sono già state realmente proposte in comunità parrocchiali, ottenendo un riscontro positivo negli uditori. Questo libro non nasce a tavolino, ma dalla vita quotidiana nella certezza che «la realtà è superiore all'idea» (papa Francesco).
L'omelia non è una lezione di esegesi o di teologia, ma il modo con cui il pastore accompagna le famiglie in lutto e il suo popolo all'incontro con Gesù, maestro di umanità e di eternità: «Dimmi come predichi nei funerali e ti dirò che parroco sei!».
Saremmo contenti se questo sussidio servisse a presbiteri e diaconi per la predicazione nelle veglie funebri e nella celebrazione eucaristica delle esequie.
(Luigi Gugliemoni – Fausto Negri, Introduzione, in Cristo mia speranza, Paoline 2018, pp. 9-12)
«L'omelia in un funerale non è una lezione di esegesi o di teologia, ma nasce dalla vita quotidiana; è il modo con cui il pastore accompagna le famiglie in lutto e il suo popolo all'incontro con Gesù, maestro di umanità e di eternità». Sussidio liturgico e pastorale indirizzato a sacerdoti e diaconi con 53 proposte di omelie per la celebrazione delle esequie.