Cuore grande, cuore stretto

XXVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 2015

È facile dichiararsi accoglienti e collaborativi, ma esserlo veramente, nella concretezza della vita, è difficile: occorre affrontare una lotta interiore per non escludere nessuno.

"Fossero tutti profeti nel popolo del Signore", risponde Mosè al giovane Giosuè, preoccupato che due uomini estranei al gruppo dei settanta anziani, si fossero messi a profetare.

"Non glielo impedite, perché... chi non è contro di noi è per noi", dice Gesù a Giovanni, irritato per aver visto uno che non faceva parte del gruppo dei Dodici scacciare demoni. In queste dichiarazioni di Mosè e Gesù c'è tutta la distanza tra la grandezza e la meschinità del cuore e della mente.

Accogliere o escludere? I danni dell'escludere sono visibili anche ai ciechi. Tutte le liti, le recriminazioni, le gelosie, le guerre... partono dalla volontà di escludere coloro che "non sono dei nostri". Ce lo dimostra la storia. Ce lo conferma il presente, rappresentato in maniera perfetta (e deprimente!) dai talkshow televisivi con l'insopportabile urlarsi contro tra "i nostri" e i "loro", che fotografa una società che litiga sui problemi senza risolverli, per l'incapacità di accogliere e collaborare con "gli altri". Nelle famiglie, nei condomini, nei luoghi di lavoro, la scena è la stessa: i nostri contro i loro.

Purtroppo lo spettacolo non sempre è diverso anche tra coloro che lodano Mosè e si dichiarano discepoli di Gesù. Quanti mugugni, quante beghe, quanti malumori, quante recriminazioni, quanti perché "a loro sì, invece a noi no", perché "quelli sì, e noi no" nelle nostre comunità, associazioni, gruppi?

Con il "cuore grande" di Mosè e Gesù non si nasce. Lo si diventa, impegnandosi a riaprire la porta del cuore che tenta continuamente di richiudersi, con la disponibilità ad accogliere il frammento di verità e di bene possibile "negli altri", per metterlo insieme al fine di cercare un bene più grande. E questo non solo e non tanto nelle discussioni, nei dibattiti, nelle dichiarazioni, ma nella concretezza della vita. Perché dichiararsi accoglienti e collaborativi è facile. Esserlo no. Finché Gesù parlava dell'amore del prossimo, anche gli scribi e i farisei erano d'accordo. Ma quando accoglieva i peccatori e mangiava con loro...

Pensiamo a papa Francesco. Quando esorta a uscire e ad aprirsi a tutti, scrosciano gli applausi. Ma quando incontra chi non è "dei nostri", arrivano i mugugni: "Ma come? Invita la Bonino, saluta Pannella, scrive a Scalfari, accetta un crocifisso falce e martello... È comunista!". Noi cristiani non possiamo rinunciare a un cuore grande, perché è nostro compito combattere contro ogni tipo di esclusione, perché ci diciamo convinti che tutti, comunque, sono figli di Dio e fratelli in Cristo.

Dichiara Gesù: "Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare". Non limitiamo questo duro monito a chi non rispetta i bambini. Esso è per tutti coloro che proclamano la grandezza e la magnanimità del cuore di Gesù, e si dichiarano suoi discepoli, ma poi allontanano da lui, con comportamenti scandalosamente gretti e meschini.


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