Dove vedere il volto di Dio

V Domenica di Pasqua - Anno A - 2023

La ricerca di Dio può finire in illusioni e inganni.

Il Vangelo di questa domenica ci fa rivivere uno struggente e intimo momento di Gesù con i suoi amici: l’Ultima Cena. Per imprimere in loro, incancellabile, il suo messaggio: non farsi servire, ma servire, e il suo comandamento nuovo amatevi «gli uni gli altri come io ho amato voi», ha lavato i loro piedi, ha rivelato il tradimento di Giuda, poi ha dato vita a un lungo colloquio che è un insieme di insegnamenti, di preghiera, di consegne, di incoraggiamento a vivere con fiducia la fine della sua esperienza terrena: «Vado a prepararvi un posto» … «e del luogo dove io vado, conoscete la via».
Preoccupati dalle parole di Gesù, cariche del mesto sapore dell’addio, gli Undici fanno fatica a capire e Tommaso, quello che vuole vedere e toccare, chiede indicazioni precise: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gesù risponde: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Allora Filippo, l’uomo concreto che si era giustamente preoccupato della folla da sfamare (Gv 6,5), va per le spicce: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gesù, con un po’ di meraviglia, gli dice: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre»; «credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me».
Gli apostoli capiranno la sua affermazione soltanto dopo il suo ritorno al Padre, quando di fronte alle situazioni difficili si chiederanno come si sarebbe comportato Gesù.

Il volto di Dio è Gesù

“Mostraci il Padre!”. Facci vedere Dio! La richiesta dell’apostolo è la nostra. Il bisogno di vedere Dio è da sempre un desiderio, a volte struggente, altre volte anche un po’ risentito, soprattutto quando le cose vanno in modo che non collima con i nostri progetti e, pensando che sia stato Dio a tracciarli, vorremmo verificare come mai ha deciso così, perché vuole così, perché si comporta così… Nel voler soddisfare questa esigenza è sempre in agguato la tentazione del “vitello d’oro”, cioè di un Dio fatto con le nostre mani, che si possa vedere, toccare, portare dalla nostra parte con sacrifici, offerte e preghiere. Questa esigenza spiega come mai nei momenti personali, sociali, mondiali più difficili e minacciosi, si cerca di soddisfarla con forme di credulità quasi irrazionali, che portano folle dietro a santoni, maghe, cartomanti, visionari. È ciò che sta accadendo in questo periodo di epidemie, siccità, guerre, fenomeni naturali sconvolgenti. Sono soltanto inganni, perché il vero volto di Dio lo si può vedere soltanto in Gesù, che ha assunto la nostra “carne” proprio per mostrarcelo. Perciò quando ci domandiamo: come mi pensa Dio, come mi guarda, come mi sta vicino quando sto bene, quando sto male, quando ho sbagliato, quando l’ho rinnegato o tradito…, la risposta può essere una soltanto: Dio mi pensa, mi guarda, mi sta vicino, mi aiuta come faceva Gesù lungo le strade e nelle case della Palestina.

Ma il volto di Gesù siamo noi

Filippo, gli altri apostoli e tutti coloro che si unirono ad essi per far “vedere” Gesù, in modo che potesse “mostrare il Padre”, compresero che, chi voleva “vedere” Gesù senza aver vissuto con lui, poteva vederlo soltanto nella vita di chi lo annunciava. «Chi ha visto me ha visto il Padre»! L’evangelista Giovanni riprenderà la dichiarazione di Gesù con più forza all’inizio del suo Vangelo, nel prologo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18), per farla diventare la verifica di una vita cristiana autentica: «Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). Troppo spesso ci adagiamo in una vita cristiana, attenta soltanto a non fare il male. Ma soltanto il “non fare”, oltre a non essere ciò che il Signore chiede, ci mette nel rischio del “né caldo, né freddo”, con le conseguenze che conosciamo: «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca». (Ap 3, 15-16). La morale cristiana è cercare umilmente, ma decisamente, pur tremando per la grandezza del compito, e magari riuscendoci soltanto appena un po’, di vivere in modo tale che a chi si chiede o ci chiede: “Fateci conoscere Gesù e ci basta”, possiamo rispondere: “Chi vede noi vede Gesù e in lui vede il Padre”.


Condividi

dove-vedere-il-volto-di-dio.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA