Far conoscere Gesù con una vita sempre lieta

III Domenica di Avvento - Anno B - 2014

"In quel tempo", il Battista dichiarò agli inviati dei farisei: "In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete". Conosciamo il significato e il contesto della sua affermazione, e non serve stare di nuovo e ripeterceli. E', invece, importante meditarla per "il nostro tempo". 

a parola di Dio, infatti, non è un racconto di cose passate, ma il Signore che ci parla adesso, perciò la dichiarazione di Giovanni risuona anche - e forse di più per noi - che dobbiamo dolorosamente affermare: in mezzo a noi c'è uno che noi non conosciamo. Questa affermazione potrebbe sembrare una battuta ad effetto, da predicatori d'una volta (speriamo!) che prendevano spunto da una frase della Bibbia per sciorinare discorsi che con essa avevano poco a che fare. Invece non è così. Basta guardare la realtà.

Gesù lo conosciamo poco, o troppo poco, noi che "pratichiamo" la Chiesa nei suoi momenti sacramentali e liturgici, ma che abbiamo una vita quotidiana che non sempre testimonia la novità, la bontà, la grandezza della sua vita e del suo messaggio, perché del vangelo, oltre a qualche rimasuglio del catechismo, conosciamo qualche brano ascoltato la domenica in chiesa. E' risaputo e dimostrato che sono pochissimi i cristiani praticanti che hanno letto per intero i quattro vangeli.

Gesù lo conoscono poco e male, tutti coloro - e sono tanti - che si sono allontanati dalla pratica religiosa, a volte anche per averlo conosciuto male dal nostro annuncio e dalla nostra testimonianza. Attenzione! Costoro non dobbiamo immaginarli e cercarli lontano. Sono i figli, i coniugi, i parenti, gli amici, i colleghi...

Non lo conoscono – e sono sempre di più – coloro che sono entrati in altre culture, per le quali Gesù e i suoi discepoli sono residuati della storia e rimasugli del passato, incapaci di accogliere e vivere le meraviglie dei nuovi messaggi e delle nuove proposte di vita. Tra costoro sono molto numerosi i "maestri del pensiero", quelli che creano opinione, e che vengono presi sul serio anche se dicono emerite sciocchezze (Vedi lo "scienziato" Veronesi che non crede a Dio perché c'è il cancro).

Sì, in mezzo a noi c'è uno che non conosciamo, e che non è conosciuto come dovrebbe. Dobbiamo averne consapevolezza e convincerci che tocca a ciascuno di noi farlo conoscere. Purtroppo, abituati a una fede da tenere dentro per uso personale, e non da vivere come un dono da comunicare (come hanno fatto i pastori di Betlemme: "E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose dette loro dai pastori". Lc 2,17-18), secondo la consegna di Gesù ("Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura". Mc 16,15) pensiamo che questo compito sia responsabilità di altri, magari dei preti, dei religiosi, e di qualche laico che "non tiene famiglia", come se la conoscenza di Gesù avvenisse con le prediche e non con la testimonianza della vita.

Con la festa della nascita di Gesù a Betlemme celebriamo la sua presenza tra noi e il suo ritorno come giudice della storia, ma, se lo facciamo rimanere sconosciuto, possiamo poi lamentarci e scandalizzarci se il Natale diventa la festa del fantoccio rosso e del panettone mandorlato?

Impegniamoci, perciò, a farlo conoscere, testimoniandolo e comunicandolo con una vita "sempre lieta", che scaturisce dalla "preghiera ininterrotta", che non è passare il tempo a dire preghiere, ma comunione profonda con lui.

I prossimi giorni saranno un crescendo verso la gioia del Natale. Questa gioia non esclude le piccole gioie umane della tradizione religiosa e sociale sulle quali punta la grancassa della pubblicità commerciale. Anche esse, se vissute con intelligenza e sobrietà, possono segnalare a quelli che non ne conoscono più il senso autentico, la gioia che scaturisce dalla presenza di Gesù che, nonostante la apparenze, ci assicura che il Signore Dio sta facendo germogliare la giustizia, sta fasciando le piaghe dei cuori spezzati, sta colmando di beni gli affamati, sta rimandando i ricchi a mani vuote.


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