Fiorire le solennità

Arte floreale /4

La solennità di Tutti i Santi è nata per ricordare coloro che non erano nominati nel Martirologio e, in ambiente monastico, per il ricordo dei fratelli morti, per pregare per loro e con loro, ricordare i loro esempi e la loro santità.

La Chiesa ha accolto tali memorie nel suo Calendario liturgico e così tutti i fedeli sono educati a vivere come in compagnia di una moltitudine anche perché istruiti dal sublime Libro che chiude la Rivelazione: l'Apocalisse, il libro della Chiesa pellegrina sulla terra e del suo destino celeste.
Il prefazio di questa solennità ci fa ascoltare la fede della Chiesa: «Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme, che è nostra madre, dove l'assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il tuo nome. Verso la patria comune noi, pellegrini sulla terra, affrettiamo nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte gloriosa di questi membri eletti della Chiesa, che ci hai dato come amici e modelli di vita». Questa fede professiamo nel Credo o Simbolo apostolico: «Credo la comunione dei Santi, la risurrezione dei morti, la vita eterna».
«Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità, con noi gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio», così canta l'antifona che accompagna il rito di ingresso.

paoline fiorire solennità arte floreale cruciani 1 pOggi le nostre chiese potranno essere illuminate e fiorite con particolare cura, ponendo delle composizioni di fiori anche lungo le colonne o pareti della chiesa per «fiorire» l'assemblea, la nostra comunità di santi, in cammino verso Dio ove vivono i fratelli che ci hanno preceduti. Alcune fiammelle lungo le navate o anche in corrispondenza delle croci della dedicazione possono aiutare a vivere la comunione tra noi e con il cielo.
Occorre ricordare che la Chiesa oggi apre il suo Tesoro offrendo la possibilità dell'indulgenza plenaria per i defunti.

Indulgenza per i defunti

L'indulgenza è dottrina sottile, bella e unica della Chiesa cattolica che, scrutando l'infinita misericordia di Dio e il misterioso legame che unisce i suoi figli a Cristo e tra di loro, professa che i beni della salvezza circolano in questo Corpo e gli uni sono di aiuto agli altri. Non solo sono perdonati i peccati ma è rimessa anche la pena che essi comportano. Come dire: il male, anche se perdonato, non è qualcosa che si può far finta che non sia successo. Esso lascia traccia, una pena, da cui scaturisce per noi la dottrina sul Purgatorio. A tal proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna: «Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, a una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo» (CCC 1030).
I vivi possono venire in aiuto ai fratelli morti con l'offerta del sacrificio eucaristico, le preghiere, le elemosine, le indulgenze offerte in suffragio. L'indulgenza plenaria per i defunti, dal mezzogiorno del 1° novembre sino a tutto il giorno 2, si può ottenere visitando una chiesa, recitando il Padre nostro e il Credo, partecipando all'Eucaristia, ricevendo il sacramento della penitenza almeno nei quindici giorni e pregando secondo le intenzioni del Papa.

La solennità di Tutti i Santi ci offre l'occasione per un cenno alle immagini di Maria e dei Santi nelle nostre chiese. Chi ha veduto le cattedrali russe del Cremlino a Mosca o anche nella nostra Puglia, una chiesa come S. Caterina d'Alessandria a Galatina (LE), sa quanto esse siano abitate. Oggi che si tende a fare chiese senza immagini o quasi e impera una sorta di iconoclastia (= rifiuto delle immagini), dobbiamo riflettere su ciò che perdiamo rinunciando a «Presenze» che sono importanti per noi e il nostro celebrare.

I santi in molte nostre chiese sono memoria della realtà che quanto celebriamo accade alla presenza e in comunione con tutta la Chiesa, di ieri di oggi e di domani. Alcune volte poi l'iconografia è immagine e specchio della stessa liturgia, celebra lo stesso Mistero con il linguaggio che le è proprio e che si aggiunge alla parola e al gesto dell'assemblea. Come i fiori, l'immagine celebra con la luce, il colore, la forma.

Le insegne del Re!

Gesù è re! «Io sono re», dice Gesù a Pilato (Gv 18,37), poi spiega però come egli lo è: il suo Regno non è di questo mondo. Egli è testimone della verità su Dio, sull'uomo e sul mondo. Egli è il Principio e la fine, l'Alfa e l'Omega, il senso di tutta la realtà.
Gesù è Re perché dà la vita per il suo popolo mostrando l'amore supremo, la sua carità. Gesù è tutto carità ed è per questo che nulla di lui entra nella corruzione, di lui è risorto tutto, tutto il suo Corpo è entrato nella vita che non muore più. Noi lo contempliamo Pastore e Re, intronizzato sulla croce mediante la quale egli ha redento, ricomprato tutti. Tutto era stato fatto per mezzo di lui e in vista di lui, le realtà che sono nei cieli, sulla terra e sotto terra, i principati e le potenze, come dice san Paolo nell'inno cristologico della Lettera ai cristiani di Colossi (Col 1,13-20); con la sua morte e risurrezione è costituito Signore di tutto.

La croce, nei riti solenni, apre la processione d'ingresso. Essa è recata come vessillo del Re. Quando la vediamo incedere nell'aula liturgica, verso l'altare, precedere il sacerdote e i suoi ministri, vengono in mente le parole dell'inno alla croce: «Vexilla regis prodeunt ...», avanzano le insegne del Re! Dietro alla croce di gloria si va tutti verso il luogo della celebrazione.
I riti d'ingresso, specialmente nell'Eucaristia, sono sempre la manifestazione di Gesù Signore, radunatore e pastore che ci convoca e viene in mezzo a noi. Lo vediamo nel segno della croce, nel libro dei Vangeli, nella persona del ministro ordinato, nella stessa assemblea suo corpo. Tutte queste sono sue «presenze» reali.

paoline fiorire solennità arte floreale cruciani 2 pGesù è Re e anche il suo corpo ecclesiale, noi tutti battezzati partecipiamo della sua regalità. Essa consiste appunto nella carità, nel dono di sé, nel signoreggiare in maniera che non si sia servi di nessuna cosa terrena ma solo servi del Signore. Ecco perché è importante, in tutta la Chiesa e nelle nostre comunità parrocchiali, l'animazione della carità.
La Caritas parrocchiale non ha il compito di distribuire elemosine ma di ricordare a tutta la comunità come usare dei beni della terra: senza lasciarsi schiavizzare, nella condivisione e nella giustizia. Ancora san Paolo ce ne ricorda il senso: «Non si tratta di impoverire voi ma di fare giustizia» (cf. 2 Cor 8,13). O come ammaestra Giacomo nella sua lettera: occorre che la fede sia manifesta nelle opere e così la liturgia sia resa vera dalla carità (cf. Gc 2,17).

La regalità del cristiano è in sostanza l'amore, la carità: quando uno è tutto dato, come Gesù sulla croce, è Re! Quando uno non ha più nulla, nel senso che usa dei beni della terra nella pace e nel rendimento di grazie e rimane nella pace anche quando ne è privo, ha imparato la sapienza e cioè che la sua vita non dipende dai beni che ha. Questa è la signoria. L'avidità dell'avere, il potere, l'apparire sono le radici del peccato e schiavizzano l'uomo. Gesù è venuto a liberarci da queste prigionie perché restassimo liberi. Solo il Signore è il Signore!

La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo celebra e insegna questa divina sapienza. Sebbene sia nata come festa, in contrapposizione a regimi totalitari e regni potenti e dominatori all'inizio del secolo scorso, va ben oltre il primo motivo. Per questo la riforma liturgica ha collocato questa solennità al culmine dell'anno liturgico, quasi a ricapitolare l'opera salvifica celebrata lungo un anno.
Oggi dunque, nella solennità di Cristo Re, fioriremo la Croce per tutti i motivi accennati sopra. Potremo farlo con rami di palma che possono bene esprimere la bellezza e la gloria della Croce del Signore che vince il male e la morte.

foto 1: Una composizione di accoglienza per la solennità di Ognissanti realizzata su di un'anfora, con fiori semplici: crisantemi bianchi e ranuncoli gialli.
foto 2: La composizione che presentiamo è opera di Jean Denise Rolland; realizzata su di un apposito supporto in ferro battuto con ripiani per posizionare il montaggio, con iris e gerbere bianche, circonda di «gloria», semplice e luminosa, la Santa Croce, trono regale di Gesù e luogo ove si manifesta il sommo amore di Dio per noi. 

la vita in cristo e nella chiesa novembre 2018La Vita in Cristo e nella Chiesa n. 9
novembre 2018

Le rubriche di novembre ci guidano verso la fine dell'Anno liturgico dedicando ampio spazio alle solennità di Tutti i Santi e di Cristo Re dell'universo. Offriamo, soprattutto a coloro che svolgono il ministero del canto e della musica nelle nostre liturgie, la seconda parte dell'inserto musicale Speciale Avvento – Vieni Presenza invisibile a cura di mons. Antonio Parisi, augurando a tutti una buona fine e un santo inizio del nuovo Anno liturgico.

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