Gesù cammina davanti

Domenica delle Palme: Passione del Signore - Anno C - 2022

Il racconto della Passione del Signore è l’A B C di come essere suoi discepoli.

Il brano di Vangelo che apre la Domenica delle Palme con il rito popolarissimo della benedizione dei rami di ulivo, dice che «Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme», dove «tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia» l’avrebbe accolto con un entusiasmo fastidioso per i farisei. È bellissima questa immagine di Gesù che cammina davanti a tutti come un condottiero, ma l’evangelista Luca non la racconta per ciò che evoca nella fantasia, bensì perché è la sintesi di tutto il suo Vangelo, cioè che la fede in Gesù non consiste nell’ammirare il suo messaggio perché interessante, giusto, innovativo, ma nel diventare suoi discepoli e seguirlo, camminando dietro a lui. Questa precisazione è importante, perché è la chiave per accogliere in profondità gli avvenimenti e i sentimenti del suo racconto della Passione.

Generosità e debolezza

Il racconto inizia con il desiderio umanissimo di Gesù (consolante per noi!) di stare a cena con i suoi amici: «Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”». “Desiderio” che con l’istituzione dell’Eucaristia diventerà “testamento e consegna” per rendere possibile ai discepoli di cenare insieme fino al compimento del regno di Dio, tra slanci di generosità e scoraggianti debolezze, proprio come accadde in quell’ultima cena. Infatti a sentire parlare di regno di Dio, cosa fecero i Dodici? «Nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande». Al richiamo benevolo e paziente di Gesù - «Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve» - , e all’avvertimento contro i facili entusiasmi - Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano - , rispose l’entusiasmo di Pietro: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». La mesta risposta del maestro: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi», anticipò lo sguardo fissato su di lui che, dopo il rinnegamento, lo porterà a piangere amaramente e a comprendere l'impossibilità di seguirlo senza la grazia del suo perdono, sempre disponibile, anche se rapito all’ultimo istante come dal malfattore accanto a lui sulla croce. È così che Pietro diventa per tutti noi - «E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» - testimone e sostegno con il suo entusiasmo, la sua debolezza, e il suo umile e fiducioso ricorso al perdono.

Il gallo canta anche per noi

I sentimenti “umanissimi” di Gesù tornano drammaticamente in primo piano con la sua paura - tanto grande che un angelo viene a confortarlo – di fronte a quello che lo aspetta, per essere stato lasciato solo dai suoi amici, e soprattutto perché uno di loro sta arrivando per tradirlo con un bacio. In un sussulto di coraggio Pietro brandisce maldestramente la spada, poi, non volendo arrendersi alla sua debolezza, segue Gesù da lontano, fin dentro la casa del sommo sacerdote, dove il canto del gallo gli toglierà ogni illusione sulla sua forza, ma lo farà tornare prontamente a lui con umiltà e fiducia.

Con Gesù davanti

Non si sa se Pietro, con la forza dello sguardo di Gesù, abbia trovato anche il coraggio di seguirlo, magari nascosto tra la folla, fin sotto la croce, proprio quando dopo aver accolto il malfattore “con lui nel paradiso”, Gesù consegnò il suo spirito al Padre, affidandolo a lui e con lui a tutti coloro che, tra entusiasmi e cadute, avrebbero scelto di seguirlo. A me piace immaginare di sì perché lo sguardo misericordioso del Maestro mentre sana il passato, apre al futuro.


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