Gesù piange con noi

V Domenica di Quaresima - Anno A - 2020

In questa Quaresima "prigioniera" del Coronavirus riscopriamo l'impegno per la vita.

«Gesù scoppiò in pianto».
Davanti alla tomba di Lazzaro, «Gesù scoppiò in pianto». Scoppiare in pianto è più di piangere, è il segno di una sofferenza impossibile da trattenere. Perché questo comportamento? I Giudei lo spiegano con l'amicizia per Lazzaro: «Guarda come lo amava!». È giusto ed è bello ammirare questo sentimento umanissimo in Gesù. Ma nel suo scoppio di pianto c'è molto di più. C'è il dolore di fronte alla morte, la nemica della vita. Egli l'ha affrontata in tre occasioni fortemente simboliche: nella dodicenne che stava entrando nella vita, a dodici anni le ragazze ebree potevano essere promesse in matrimonio (Mc 5,42); nel figlio della vedova, stroncato nel pieno della giovinezza (Lc 7,14); in Lazzaro, l'uomo avviato verso la fine della esperienza umana: a quei tempi la media della vita era sui trent'anni. Alla fine poi ne ha sperimentato personalmente la crudeltà. Nel pianto di Gesù e nei suoi interventi per riportare alla vita la ragazzina, il giovane e l'adulto, c'è la contrarietà alla morte che getta nel pianto coloro che Dio ha pensato e creato per tornare a vivere per sempre con lui, senza questo tragico passaggio.
In questi giorni, davanti a ogni tomba Gesù piange con noi.

Il pianto di Gesù è il pianto di Dio.
«Dio nessuno mai l'ha visto» (1Gv 4,12). È Gesù che ce lo manifesta, che ci rivela come pensa e agisce. Per conoscere cosa fa Dio dobbiamo vedere cosa ha fatto Gesù. Se Gesù davanti alla morte piange, Dio piange con lui, perché, come la Bibbia afferma, «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c'è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra» (Sap 1,13-14). Davanti a ogni tomba, davanti allo strazio che la morte procura e si trascina dietro, Dio piange come Gesù per l'amico Lazzaro, perché ogni persona è sua amica.
In questi giorni, perciò, Dio non ci sta punendo, ma piange con noi. Questa consapevolezza non ci toglie il dolore, ma ci dà la forza per affrontarlo.

Allora da dove sbuca la morte?
Alla domanda che da sempre ha tormentato e tormenta gli uomini la Bibbia risponde che la morte è entrata nel mondo con il peccato (Cfr. Rm 5,12). Questa risposta non ci soddisfa, anche perché siamo abituati a identificare il peccato con la bugia a fin di bene, con l'imprecazione uscita di bocca, con la Messa saltata... Se, però, pensiamo ai comportamenti: ingiustizie, sprechi, accaparramenti, violenza, sfruttamento... che trasformano il mondo in una realtà diversa da quella che Dio vuole, e dei quali tutti siamo in qualche modo corresponsabili, allora la risposta della parola di Dio, se razionalmente non soddisfa i nostri interrogativi, ci dice con chiarezza che, se non possiamo evitare la morte in quanto nella nostra natura di creature, vivendo come Dio ci ha pensati, possiamo diminuirne la potenza e lo strazio. Se Dio ama la vita, dobbiamo amarla anche noi, prevenendo e combattendo la sofferenza, il dolore, l'angoscia che la morte si trascina dietro.

In questa Quaresima "prigioniera del Coronavirus", la morte, facendoci piangere come Gesù davanti alla tomba di Lazzaro, ci ricorda il quotidiano impegno di combatterla, come in questi giorni testimoniano eroicamente i tanti che per farlo stanno mettendo a rischio la propria vita.


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