Grandi mete a piccoli passi

XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Le richieste di Gesù sono sempre alla nostra portata.

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me...». Queste affermazioni all’inizio del brano di Vangelo che oggi la liturgia ci propone, anche se abbiamo timore ad ammetterlo - come sempre quando si insinua il pensiero di poter criticare la parola di Dio -, sembrano provocatorie, impietose, e anche un po’ irritanti e presuntuose: “Come può Gesù arrogarsi il diritto di primeggiare sulle relazioni e sui sentimenti primari della vita, come l’affetto per i familiari, e la libertà delle scelte? Questo soltanto Dio può farlo”. E sì, proprio così: soltanto Dio può farlo. Infatti Gesù lo fa a nome di “colui che lo ha mandato”.

Unità di misura

Passato il momento di smarrimento e la tentazione del rifiuto, non è difficile comprendere che queste richieste non vengono fatte per farci caricare di un peso insopportabile, ma per indicarci la strada di relazioni equilibrate con le persone e con le cose. Gesù, infatti, non chiede di abbandonare il dovere di onorare e assistere i genitori (come facevano ipocritamente i farisei che egli rimproverava aspramente: «Dio ha detto: Onora il padre e la madre… Voi invece dite: “Chiunque dichiara al padre o alla madre: quello con cui dovrei aiutarti è un'offerta a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre. Ipocriti!”» Mt 15,4-7), ma di essere scelto come “pietra d’angolo”, unità di misura di ogni altro rapporto e relazione. Ciò che Gesù pretende non è un amore che escluda e azzeri tutti gli altri, ma che sia lo strumento per verificare l’equilibrio e la giustezza di tutti gli altri, iniziando proprio da quelli familiari, nei quali lo stravolgimento dei rapporti tra genitori e figli, tra coniugi, tra nipoti e nonni è più evidente e più drammatico. Per intenderci basta la cronaca che non smette mai di raccontarci cosa avviene quando la scala dei valori non ha un riferimento sicuro e una valutazione veritiera. Cioè quando, consapevolmente o meno, non si accetta un criterio di valutazione, che per noi cristiani non può che essere Gesù.
Da dove e come scaturiscono, infatti, i comportamenti dei genitori che considerano i figli divinità intoccabili che possono fare quello che vogliono e guai agli insegnanti che si permettono di dare loro valutazioni insufficienti? Dove e come nasce la convinzione di poter considerare l’altro o l’altra come proprietà e di conseguenza ricorrere anche alla violenza per assicurarsene il possesso? Dove e come nasce la piaga del “femminicidio”? Dove e come nascono i figli che schiavizzano e minacciano genitori e insegnanti? Dove e come nascono i comportamenti violenti contro i medici e gli infermieri che non accettano di mettere il loro malato in cima alla lista delle attese. È così: amare Gesù più del padre e della madre è la condizione per dare il giusto valore e la reale importanza a tutte le altre relazioni, evitando una vita squilibrata, disarmonica, sballata.

E la croce?

Non meno impegnativa è l’altra richiesta di Gesù: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me», perché “croce”, anche se seguita da “risurrezione”, ci spaventa sempre un po’ con il richiamo inevitabile allo strazio del Calvario. In questo contesto, però, Gesù non intende la croce della sua morte - quella che gli sarebbe stata caricata di lì a poco - ma la sua vita vissuta nella coerenza alla missione del Padre. Di nuovo, chiedendoci di prendere la nostra croce, egli non ci chiede di caricarci sulle spalle un peso da portare e da scontare, ma di seguirlo condividendo i suoi obiettivi e le strade per raggiungerli, con l’amore per lui a criterio dei nostri pensieri, parole, azioni. La nostra croce è seguirlo e vivere come egli è vissuto, lasciando case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il suo nome, per ricevere cento volte tanto qui e poi la vita eterna (Cfr. Mt 19,29).

Il bicchiere d’acqua fresca

Può non preoccuparci e spaventarci amare Gesù più dei nostri genitori e vivere camminando dietro a lui? È possibile, perché Gesù ci chiede di compiere questo percorso offrendo a chi ha sete un bicchiere d’acqua fresca, cioè con gesti piccoli, assolutamente alla nostra portata, che però rendono straordinaria ogni vita. Anche la più semplice.


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