Grano buono e zizzania

XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 2017

"Perché Dio non fa piazza pulita di tutti questi delinquenti che spacciano la droga, che commerciano le armi, che praticano l'usura, che trafficano le persone, che... Che ci vuole? Una bella ripulita e via!". Chi non ha mai sentito discorsi così, e chi, magari senza averli esternarli, qualche volta non li ha pensati?

Dio invece?

Cosa pensa Dio di questi suggerimenti ce lo dice in Gesù, con la sua parabola: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano".

Niente piazza pulita, ma crescita insieme!

Perché Dio si comporta così? Alla risposta della parabola si potrebbe obiettare che è possibile strappare via la zizzania con attenzione, limitando al massimo i danni al grano. Una soluzione simile a noi andrebbe bene, perché, messi al sicuro noi stessi, del danno procurato agli altri, pochi o tanti che siano, importerebbe fino a un certo punto. Per Dio invece non è così. Ce lo ricorda la Sapienza: "Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose... e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti". Per il Signore una persona è come mille, e una persona è come tutte. Per lui, nessuno può essere trascurato, e anche al più malvagio deve essere assicurata la possibilità di ravvedersi: "Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento". E' consolante e rassicurante questo Dio che ha cura di tutte le cose, perché ci fa intuire quanta cura ha di noi, la creatura fatta a sua immagine.

Si potrebbe obiettare: "Ma così facendo, per non rischiare di perdere un delinquente, Dio non rende difficile e penosa la vita ai giusti, ai buoni?".

Quali giusti, quali buoni? Noi? Chi ci autorizza a metterci tra il grano buono da risparmiare? E se fossimo proprio noi coloro che rendono la vita difficile agli altri, la zizzania che i servi vorrebbero sradicare subito? Se la pensiamo così, diamo ragione a san Paolo: senza lo Spirito "non sappiamo come pregare in modo conveniente", cioè non siamo in grado di chiedere ciò che è veramente il nostro bene.
"Allora, delinquenti e giusti pari e patta?".

No! Perché Dio è buono, ma non buonista. C'è un giudizio: "Al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio". C'è un giudizio, ma il giudizio spetta soltanto a Dio.

Lasciamo dunque che grano e zizzania crescano insieme! Fidiamoci di Dio, facendo nostri i suoi atteggiamenti di amore e indulgenza verso tutti. Anche verso noi stessi, perché la parabola di Gesù non ci invita a meditare soltanto sul male e il bene che vediamo attorno a noi nella vita quotidiana e in quella sociale e politica, ma anche dentro di noi. Perché, anche dentro di noi c'è della zizzania che ci sorprende, che non sappiamo bene da dove venga e come mai si trova lì. Questa presenza non ci deve scoraggiare e abbattere, né illudere di riuscire a compiere operazioni di bonifica immediata e violenta. Ci deve impegnare, invece, a "concimare" quotidianamente il grano buono, a proteggerlo, a fargli spazio in modo che, togliendo sole, aria e acqua alla zizzania, ne renda difficile la crescita, e possibilmente la faccia appassire.

Nei campi di grano ben coltivati e ben custoditi la zizzania non ha vita facile.
Anche dentro di noi può essere e deve essere è così, soprattutto perché non siamo soli. C'è "lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza".


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