I Magi non sono personaggi da film

Epifania del Signore - Solennità - Anno B - 2021

La fede è un cammino per seguire la "sua" stella.

Per importanza e popolarità, tra i personaggi del Natale di Gesù, i Magi non sono secondi a nessuno, se non allo stesso Gesù. Anzi, quasi quasi... L'imperatore Barbarossa, che nel 1164 privò i milanesi sconfitti delle loro reliquie portandole a Colonia, forse non aveva lo stesso interesse per Gesù. Stessa cosa per scrittori, poeti e registi che se ne sono sempre serviti come fonte di ispirazione. Perché tutto questo interesse? Probabilmente perché essi rappresentano quello che tutti noi vorremmo essere: persone in cerca di verità, pronte a partire verso ciò che permette di lasciare il presente, sempre insoddisfacente. È bello immaginarsi come loro, per noi che siamo come quelli che videro la stella ma si dissero: "Chissà cosa vuol dire? Sarebbe da andare a vedere, ma... fermi qui. Sai quello che lasci e non quello che trovi. Se c'è qualcosa ce lo racconteranno". Misteriosi, coraggiosi e stimolanti, ma la parola di Dio ce li propone non per farceli sognare, bensì per seguirli nel camino dietro la stella.

La stella è Gesù.
Dicono i Magi a coloro ai quali chiedono informazioni e a quelli che chiedevano loro cosa andassero facendo a Gerusalemme: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». La "sua" stella. Non una qualsiasi, ma la "sua", quella del re dei Giudei, quella di Gesù. L'abbiamo vista e la vediamo la sua stella, quella di Gesù, cioè Gesù? C'è la luce di questa stella nel cielo delle nostre giornate? Fa luce nei nostri pensieri, nei nostri desideri, nelle nostre parole, nelle nostre azioni? C'è ma in maniera discontinua? La sua luce è troppo fioca perché abbiamo frapposto ostacoli? La vediamo, ma non abbiamo il coraggio necessario per "partire" lasciando le nostre sicurezze e seguirla? Dobbiamo chiedercelo.

La "sua" stella è un percorso.
La fede non è un'acquisizione stabile di nozioni, di formule, di riti, di azioni ormai assodate che ci si portano dietro, ma un cammino dietro la stella per illuminare della sua luce la vita in continuo movimento. Senza questa luce la fede diventa quella dei "capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo", che sanno tutto sul "re dei Giudei", ma non vanno ad adorarlo. A loro basta il libro. Per la vita seguono altre stelle.
Questo rischio è sempre in agguato e ha mostrato il suo volto e la sua invasività in questo periodo di pandemia in coloro che si sono resi conto che la Messa della domenica e le altre devozioni erano un'abitudine senza anima, tanto che farne a meno non era più un problema.
Più grave l'evenienza "Erode": decidere cioè che la "sua stella" sia da spegnere. Anche questa si è resa evidente causa Covid-19: "Abbiamo pregato tanto e non è servito a niente. Non c'è altra scelta al di fuori della scienza e l'unico messia è il vaccino".
Che rapporto c'è tra noi e le soluzioni "capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo" ed "Erode"? La difficoltà del vivere la fede in tempo di pandemia, che ha raggiunto il livello massimo di problematicità nel periodo religiosamente più sentito dell'anno, ci invita a verificare se la stella di Gesù illumina la nostra vita, oppure è come le lucine natalizie che, passata la festa, vengono riposte negli scatoloni fino al prossimo Natale.

C'è la "sua" stella se c'è la gioia.
I Magi, al vedere la stella sopra il luogo dove si trovava il bambino, provarono una gioia grandissima.
C'è in noi questa gioia nel trovare la luce della "sua" stella anche nell'affrontare questa situazione con coraggio, con pazienza, sempre attenti – come raccomanda papa Francesco – a prenderci cura non soltanto di noi stessi, ma anche degli altri, soprattutto di quelli più soli e deboli?


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