La fede è per tutti un azzardo e una scommessa.
Chissà quante volte nelle lunghe giornate di solitudine nel deserto, Giovanni avrà meditato le parole del profeta Isaia: «Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”».
Terminato il tempo dell’attesa, egli aveva gridato con tutto il suo vigore, quasi minaccioso: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»; tenetevi pronti, perché sta finalmente arrivando la scure che eliminerà alla radice le “vipere” come i farisei, e i corrotti come Erode. Sarà uno più forte di lui, con «in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Questo «uno più forte di lui» era arrivato, ed egli lo aveva presentato alle folle e ai suoi discepoli come «Agnello di Dio», sicuro che presto avrebbe iniziato la sua operazione ripulitrice.
Invece quelli che avrebbero dovuto essere tagliati, gettati nel fuoco come paglia da bruciare, lo hanno messo a tacere nel buio di una prigione. Qui il precursore, l’uomo dichiarato da Gesù «più che un profeta», e «il più grande tra i nati di donna», fatica a comprendere quei sentieri di Dio che egli aveva esortato a preparare, perché, da quello che gli raccontano i suoi discepoli, non sta succedendo niente di quello che egli si aspettava. Gesù non spezzava, non sradicava, non condannava, non distruggeva, ma ricopriva di misericordia i peccatori e sollevava tutti coloro che avevano mani stanche e ginocchia vacillanti. Così il Battista per assicurarsi di non essersi sbagliato nell’identificare colui che doveva venire manda i suoi discepoli a chiedere: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
A essi Gesù non dà una risposta ma indizi per decidere: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Così anche «il più grande tra i nati di donna» deve abbandonare le sue strade per accogliere quelle inaspettate e sorprendenti di Dio. Se non lo avesse fatto, non sarebbe stato il più grande tra i nati di donna, perché è la fede che rende grandi, e avere fede è scegliere i sentieri di Dio che, quanto il cielo sovrasta la terra, sovrastano i nostri (Cfr. Is 55,9). Sempre! E nemmeno i suoi tempi corrispondono con i nostri.
Dopo la morte e risurrezione di Gesù i cristiani che attendevano il ritorno del Signore che aveva promesso «non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga» (Mt 24,34), erano in difficoltà, perché passavano gli anni e il Signore non tornava: “Non sarà che siamo stati ingannati?”. Li rasserenava l’apostolo Giacomo invitando a essere pazienti e fiduciosi: «Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina».
Poi il Signore arrivò ma non per salvarli dalle prove e dalle sofferenze, bensì per chiedere giustizia, pace, fratellanza.
E noi? Anche noi come il Precursore vorremmo che il Signore percorresse i nostri sentieri, spazzando via il male nei modi e nei tempi che piacciono a noi. Ma niente da fare! Siamo noi a dover aprire i suoi sentieri, combattendo il male e rifornendo speranza e coraggio alle mani fiacche e alle ginocchia vacillanti.
Vieni, Signore Gesù!
Abbiamo bisogno di te
per continuare a credere
che, al di là delle apparenze scoraggianti,
il bene è più forte del male,
e che, alla fine, la gioia
la spunterà sul dolore.
Per questo ti aspettiamo, Signore.
Abbiamo bisogno di te
per attendere con pazienza
i frutti di una vita buona e onesta
anche se tardano a venire,
o, addirittura, sembrano soffocati
dalla spavalderia dei disonesti.
Per questo ti aspettiamo, Signore.
Abbiamo bisogno di te
per dare il nostro umile contributo
alla diffusione della buona novella
che «fa vedere i ciechi, sentire i muti,
camminare gli storpi e risuscitare i morti».
Per questo ti aspettiamo, Signore.