Il badge per la tenda di Dio tra noi

V Domenica di Pasqua - Anno C - 2016

Nella V domenica del Tempo pasquale la liturgia ci invita a entrare nella dimora di Dio tra noi attraverso la porta della fede e dell'amore, sostenuti da uno sguardo di speranza che ci permetta di scorgere, al di là del velo dell'umano, il regno di Dio che germoglia e cresce.  

"Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno". Così afferma l'Apocalisse, il libro che toglie dai nostri occhi il velo che impedisce di vedere al di là dell'orizzonte umano. Ma cosa è, e dov'è questa tenda, questa "dimora", che ci ospiterà quando "le cose di prima", cioè del nostro oggi, saranno "passate"?

Cosa è questa "tenda di Dio con gli uomini"?

E' un sogno? Un'utopia? Un'illusione? Un'allucinazione? Potrebbe sembrare tutto questo. Se, però, guardiamo sotto all'apparenza, ci possiamo rendere conto che in realtà essa è l'a forza, l'energia, la motivazione che ci spinge a vivere, ad andare avanti, a cercare continuamente un livello di vita più soddisfacente, a non arrenderci agli ostacoli e alle difficoltà. Di giorno in giorno diciamo a noi stessi che domani le lacrime non ci saranno, o comunque che saranno di meno; che i lutti finiranno o comunque ci daranno un po' di respiro; che la morte almeno fino a domani sarà vinta. Questa dimora dove "non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno" è ciò per cui ci sentiamo nati e destinati, e ciò per cui vogliamo continuare a vivere.

Dove sarà questa "tenda di Dio con gli uomini"?

Siamo portati a pensarla, alzando gli occhi verso il cielo, in quello che noi chiamiamo "paradiso", un'altra rispetto alla nostra città terrena, che è piena di lacrime, di affanni, di morte. E nel futuro, dopo la nostra vicenda umana, il più possibile lontana. Essa, al contrario, non sta né al di sopra dello spazio, né dopo, nel futuro, ma qui, dentro la nostra città terrena. Essa è come il bimbo nel grembo della madre: tutta la sua vita è già lì, sta sviluppando. E' come il chicco di grano nel terreno: la spiga è già dentro, anche se non la si vede. Questa tenda, perciò, non dobbiamo sognarla o sospirarla, ma saperla vedere al di là del "velo" dell'umano, e impegnarci a farla crescere, giorno per giorno, esperienza su esperienza.


Come arrivare ad abitarci quando "le cose di prima" – di adesso - saranno passate?

Facendo nostro il badge che ci farà riconoscere e ci permetterà di entrare: il comandamento di Gesù: "come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri", perché: "da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri". Comandamento che non consiste in piccole azioni sporadiche da compiere quando capita, ma in un impegno quotidiano ad asciugare lacrime, alleviare affanni, consolare i lamenti, allontanare la morte e consolarne lo strazio. Soltanto così non sentiremo risuonare la sentenza: "Via, lontano da me" (Mt 25,41).

La fede cristiana vissuta così, come quotidiana costruzione della tenda di Dio tra noi, è esaltante, al contrario di una fede fatta di lamenti sulla cattiveria dei tempi e sulla sopportazione di privazioni e rinunce che essa ci chiede. Soltanto se vissuta così, la fede cristiana può ridare ai singoli, alle comunità, alla Chiesa intera il coraggio e il dinamismo del tempo degli Atti degli Apostoli, e di tutte le stagioni in cui, stimolata da uomini e donne pieni di Spirito Santo, è stata vissuta con lo stesso dinamismo.

Quella di oggi può essere una stagione di queste, se ci lasciamo trascinare dall'esempio di papa Francesco. I suoi gesti, i suoi segni, le sue decisioni stanno facendo uscire la Chiesa dalla paura nella quale sembrava stesse vivendo, intimorita dagli ostacoli, dai rifiuti, dalle negazioni. La sua visita sull'isola di Lesbo per abbracciare i profughi e il suo dichiararli non una minaccia ma un dono rivela lo stesso coraggio di Paolo e Barnaba.

Chi lo dice che anche ai "pagani" di oggi, intenti a costruire muri e barriere di filo spinato, Dio non apra la porta della fede?


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