Il chicco e la spiga

V Domenica di Quaresima - Anno B - 2021

C'è una legge misteriosa nelle cose: il bene è faticoso.

Nell'occasione della Pasqua, Gerusalemme si riempiva di stranieri. Alcuni Greci chiesero all'apostolo Filippo di poter vedere Gesù, che evidentemente in quel momento faceva molto parlare di sé, e lui, insieme ad Andrea, presentò la richiesta. Ai due apostoli Gesù rispose come se fosse preoccupato da tutt'altro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto"». È la similitudine con la quale la parola di Dio ci scuote al termine del cammino quaresimale, ricordandoci una realtà difficile e ardua da accettare, ma che è alla base non soltanto dell'attività umana ma dell'intero creato: tutto ciò che è buono, vero, giusto, bello richiede fatica, impegno, allenamento, sofferenza. L'affermazione assume particolare importanza per il fatto che Gesù non la espone come argomento di discussione ma come sua sofferta e drammatica esperienza personale: «Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome».

«Adesso», vuol dire sei giorni prima della Pasqua, quando il "chicco" di grano sarebbe caduto in terra per produrre la "spiga" della risurrezione attraverso la croce, non come cosa accettata tranquillamente ma con «preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte», come ricorda la Lettera agli Ebrei (seconda lettura), richiamando l'Orto degli Ulivi, nella notte del tradimento, quando «entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra» (Lc 22,44). Gesù, nonostante il turbamento e la paura non si è tirato indietro, così è divenuto «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono», e il suo essere chicco che muore ha prodotto molto frutto: la nostra salvezza. Questa la sua esperienza e questa la sua proposta a chi vuole seguirlo: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore».

Ma perché è così? Perché Dio non ci ha fatto in modo da non dovere arrivare al bene, alla gioia, alla felicità attraverso la sofferenza? Quanto sarebbe stato bello ottenere il bene subito e senza fatica! Non c'è una risposta umanamente soddisfacente, nemmeno nella Bibbia. Essa assicura che Dio non voleva che fosse così, e che è stato il peccato a rovinare tutto. Ma questa risposta non allontana il mistero, anzi lo rende più fitto e pesante perché richiama la sventurata mattina in cui Adamo ed Eva furono cacciati dall'Eden, e Dio «alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli"»; e «all'uomo disse: "Maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo... con il sudore del tuo volto mangerai il pane"». Lo aggrava, perché questo riferimento ci fa sentire puniti per una colpa che non sentiamo nostra.

Non c'è risposta. L'avremo soltanto dopo. Adesso la regola del chicco e della spiga può essere accolta soltanto per fede nella parola di Gesù e nella sua testimonianza. Allora diventa energia per avere sempre la volontà e la capacità di "farsi chicco" di fronte alla fatica che la ricerca del bene, del buono, del vero, del bello richiede nello studio, nel lavoro, nello sport, nell'amicizia, nell'amore, nella famiglia, nella scienza... in modo che produca molto frutto. Vogliamo fare un pensiero all'energia, alla forza, alla resistenza necessarie per non arrendersi alla pandemia, e a quelle che saranno necessarie per lasciarcela alle spalle?

«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». La parola di Gesù ci rivela la realtà. Possiamo tentare di rifiutarla: le droghe materiali o psicologiche per evaderla non mancano; possiamo lamentarcene: ci viene facile ma non porta a niente; possiamo accettarla per «produrre molto frutto», come persone e come cristiani. A noi la scelta.

"Molto frutto per dove?" Intanto per "qui", perché tutto il bene che nasce dal "morire", come il chicco, rende più bella la nostra vita e quella della terra, e poi per "dopo", quando il giro si fermerà e sarà soltanto e sempre... spiga.


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