Il coraggio della fede

XII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Pregare e testimoniare con il respiro del mondo.

La parola di Dio di questa domenica si apre con una drammatica e angosciata richiesta del profeta Geremia, che chiede a Dio vendetta contro coloro che lo braccano, per farlo cadere ed eliminarlo per la sua fedeltà alla vocazione di profeta.
Nel brano di Vangelo, Gesù - richiamando l’invio dei Dodici alla prima missione, «come pecore in mezzo a lupi», e la conclusione delle Beatitudini: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11) - esorta i discepoli: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo». Poi, in un altro momento, aggiungerà che la missione diventerà ancora più rischiosa e richiederà più coraggio: «se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,52-53). Una prospettiva piuttosto allarmante.

È anche per noi così?

Davanti a questo quadro così impegnativo viene spontaneo domandarsi se vale anche per noi, “discepoli” di oggi, oppure se è il racconto delle difficoltà dei primi discepoli che dovevano affrontare forze ostili e potenti come l’Impero Romano. La domanda è legittima, perché questi ostacoli, che possono essere stati reali in momenti particolari della storia, oppure in paesi impenetrabili al cristianesimo come quelli musulmani, non sembrano esistere oggi. Dove sono, infatti, e chi sono i persecutori che ci insidiano e ci danno la caccia? Dove sono i familiari che ci creano problemi se preghiamo e andiamo a Messa? Dove sono, e chi sono, quelli che possono uccidere non soltanto il corpo ma anche l’anima? E dove e come agisce «colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo»?
E sì! Per fortuna e per grazia di Dio, non siamo nella situazione di Geremia e dei Dodici. Ma è davvero così?

La paura è non aver paura

E se dovessimo fare nostro il grido di Geremia perché non ci rendiamo conto di essere nella sua stessa situazione? E se non ci accorgessimo che non c’è nessuno ad aspettare la nostra caduta, e nessuno a minacciare di ucciderci il corpo e l’anima, perché siamo già caduti da soli, e abbiamo smesso di “gridare dalle terrazze” il suo Vangelo?
Se è così – e spesso è così - dobbiamo preoccuparci di non avere paura che la nostra fede possa scivolare sulla nostra vita e sulla storia senza esserne luce, sale e lievito, magari perché convinti che il Vangelo non sia più compatibile con il nostro tempo, oppure che non ci sia bisogno di predicarlo e testimoniarlo, essendo tutto a posto.

La fede con il respiro del mondo

Ma cosa possiamo fare contro gli imperi di oggi: le Multinazionali, la Borsa, le Logge, le Lobby, il Mercato… che governano il mondo con il Moloc del profitto che crea miseria, ingiustizia, sfruttamento, guerre, disoccupazione, e considera la fede insignificante e impotente? Papa Francesco ha scritto due encicliche (Laudato si' e Fratelli Tutti) per indicarci la risposta: dare alla fede il respiro del mondo, caricandola «delle gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi» (GS 1), e traducendo al presente la parabola del Buon Samaritano. «Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. La parabola - una icona illuminante - ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune. Nello stesso tempo, la parabola ci mette in guardia da certi atteggiamenti di persone che guardano solo a sé stesse e non si fanno carico delle esigenze ineludibili della realtà umana» (FT 67). Ci vuole coraggio? Provare per credere.


Condividi

il-coraggio-della-fede.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA