Il mistero della Chiesa in una Messa solenne

“Chiesa Santa del Signore” è l’opera di Marco Frisina che celebra il glorioso mistero della Chiesa, corpo di Cristo e speranza del mondo. Una Messa solenne che prepara al prossimo Giubileo.  

«Celebrare la Chiesa è celebrare il legame spirituale tra l’edificio sacro e il mistero della Chiesa stessa. Il luogo fatto di mattoni in realtà è il segno della Chiesa fatta di “pietre vive” (1Pt 2,5) che sono i battezzati. Siamo noi che dobbiamo edificarla con la nostra testimonianza e il nostro amore, siamo noi che ne dilatiamo gli orizzonti ogni volta che annunciamo il Vangelo facendone risplendere la bellezza con la nostra vita. Ogni volta che entriamo in chiesa e ci riuniamo nell’assemblea liturgica noi affermiamo l’unità del corpo di Cristo, ne annunciamo la risurrezione e proclamiamo la nostra fede, testimoniamo la nostra speranza nell’attesa della sua venuta».

Così scrive Marco Frisina nell’introduzione alla sua opera, e continua: «Il canto che la comunità cristiana innalza al Signore nella liturgia, manifesta l’amore della Chiesa per il suo Sposo e celebra la comunione con lui, l’appartenenza all’unico mistico Corpo del Risorto che nel sacramento dell’eucaristia si realizza. È lo stesso amore che spinge la Chiesa ad esprimere la bellezza di Dio e della sua redenzione nello splendore dell’edificio sacro, dell’altare, dell’arredo e dei paramenti, nelle immagini sacre e nella musica con cui si celebra l’amore e la gloria del Risorto.

I canti qui presentati celebrano il glorioso mistero della Chiesa, corpo di Cristo e speranza del mondo. Oltre i brani dell’ordinario della Messa, troviamo il canto al Vangelo con il versetto proprio della Messa della Dedicazione, «io mi sono scelto questa casa», e il salmo responsoriale (dal salmo 46) con il ritornello: Un fiume rallegra la città di Dio. Questo salmo ci ricorda che la Chiesa è la «dimora di Dio tra gli uomini» (Ap 21,3), la città eterna a cui noi, fin d’ora, apparteniamo e verso cui tende la nostra preghiera. Il cammino terreno che con fatica compiamo ogni giorno è orientato verso la Nuova Gerusalemme, lì si realizza pienamente la nostra dimora, lì è il luogo dell’amore e della pace dove la presenza del Signore effonde la sua luce e la gloria. Tempio di Dio è un inno che celebra la Chiesa con le immagini contenute nella Costituzione conciliare Lumen Gentium. Sono gli appellativi stupendi tratti dalla Scrittura che mostrano le diverse caratteristiche della Chiesa di Dio: edificio santo, casa santa di pace e di luce, ovile del gregge di Cristo, campo fecondo in cui germoglia la Parola e la santa Vite, luogo in cui si riunisce il popolo di Dio, la Sposa dell’Agnello, per celebrare l’Eucaristia e ricevere la grazia della salvezza.

Il canto d’offertorio ci invita a sentirci una sola cosa con i poveri e i sofferenti, ma anche con chi ama e con chi gioisce, il loro dolore ci unisce al Crocifisso e la loro gioia ci aiuta a contemplare la luce della risurrezione; l’angelo santo di Dio lo porta per noi sull’altare sublime del cielo unendo il cielo e la terra in un unico abbraccio d’amore.

I testi di S. Ignazio di Antiochia, tratti dalle sue lettere ai Romani, agli Efesini e alla chiesa di Smirne, sottolineano nel canto di comunione Frumento di Dio il forte realismo del sacramento eucaristico. In esso la carne e il sangue ci fanno divenire una sola cosa con il Signore. La passione con cui il Santo martire descrive il Corpo e il Sangue di Cristo non può non ispirarci e commuoverci, suggerendo al nostro cuore sentimenti di amore e di fede nell’Eucaristia.

Nel suo cammino attraverso i secoli la Chiesa è chiamata a testimoniare l’amore a Cristo e la luce del Vangelo ed è bello sentirsi in essa una cosa sola con il mondo. La Chiesa è tutta in ogni frammento, ogni comunità locale ne è il segno vivo, redenta dallo stesso Battesimo, vivificata dallo stesso Spirito, edificata dall’unica Eucaristia.
Nel cuore della Chiesa c’è sempre Cristo, lui è il centro, l’inizio e il fine della sua esistenza, la via da percorrere, la meta da raggiungere, come proclamiamo solennemente nell’Amen in cui culmina la dossologia.

In nomine Iesu è un testo tratto da Fil 2, e vuole celebrare il nome di Gesù, unica speranza e salvezza del mondo. In lui la Croce diviene gloria e trionfo, la sua obbedienza diviene redenzione per ogni uomo che lo invoca come salvatore.
Il Salmo 150, con cui culmina il Salterio, è la celebrazione della musica e del canto come lode di Dio, che trova nel Santuario di Gerusalemme il suo luogo perfetto. Per tutto il salmo sentiamo risuonare la parola “lodate” che in ebraico è “allelù” che unito con la parola “ia” significa “lodate il Signore”. Ogni versetto è un invito alla lode di Dio con ogni strumento, con la voce e la danza, con ogni mezzo disponibile affinché ogni vivente possa partecipare unendosi in un unico canto gioioso. Così la creazione canta con l’uomo il mistero della sua redenzione ed esprime la sua gioia davanti a Dio con tutte le sue forze e con tutto il suo amore.

Infine, la celebrazione del 1700° anno della Dedicazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma, mi ha dato l’occasione di comporre un inno alla Chiesa di Roma, «Madre gloriosa di martiri e Apostoli». La Diocesi di Roma ha come vescovo il Papa, successore di Pietro, l’apostolo che con Paolo è patrono della città. Sono essi il fondamento su cui la Chiesa romana è stata edificata, il loro martirio le dona forza, il loro amore la custodisce, il loro esempio la ispira.

(Testo tratto dalla presentazione dell'opera Chiesa Santa del Signore)


Condividi

il-mistero-della-chiesa-in-una-messa-solenne.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA