Il monte nella pianura

XXIX domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2022

«Pregare sempre» non significa smettere di vivere il quotidiano.

La scena della prima lettura della Messa - dal libro dell’Esodo - è memorabile, cioè impossibile da dimenticare. Sembra un film o la cronaca di un avvenimento sportivo. C’è una pianura, c’è un monte, c’è una battaglia. Nella pianura, Giosuè e i suoi uomini combattono contro quelli di Amalèk. Sul monte, Mosè alza verso il cielo il «bastone di Dio», con il quale ha compiuto prodigi in presenza del faraone, ha separato le acque del Mar Rosso, ha fatto scaturire l’acqua dalla roccia, per intercedere per il suo popolo. Tra Mosè «ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio» e Giosuè, che combatte nella pianura, c’è una interazione drammatica: quando le mani di Mosè sono alzate, Giosuè prevale; quando esse vengono abbassate prende il sopravvento Amalèk. È come negli stadi, quando dalle tribune arriva potente il sostegno dei suoi tifosi la squadra prevale, quando viene a mancare o è troppo debole essa rischia di finire in balia di quella avversaria.

Torniamo alla battaglia di Refidìm per chiederci: il segreto della vittoria è nelle mani alzate di Mosè, nella spada di Giosuè, oppure in ambedue finché agiscono insieme? La risposta è indubbia: la vittoria arriva dal tutt’uno delle mani alzate di Mosè e della spada di Giosuè. Questo “tutt’uno” fa della scena l’immagine della fede che combatte nella pianura del quotidiano con l’energia della preghiera. Energia che non dispensa dalla battaglia, facendo intervenire schiere di angeli che la combattano al posto nostro, ma porta alla vittoria soltanto se le nostre mani manovrano coraggiosamente la spada, e rimangono «ferme» verso il cielo «fino al tramonto del sole», come quelle di Mosè.

Terra intrisa di cielo

Come è possibile vivere nello stesso tempo in terra e in cielo senza scombinare o l’una o l’altro? A questa domanda risponde Gesù con una parabola sulla «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai», nella quale, per far comprendere ai discepoli quanto il «pregare sempre» sia necessario ed efficace, non teme di paragonare Dio a un giudice che esaudisce le esigenze di una vedova soltanto perché lei è talmente insistente da diventare fastidiosa.

Pregare sempre? E chi ce la fa?

Come è possibile combinare il «pregare sempre» di Gesù con le nostre faccende? Si può davvero guidare l’auto, leggendo i Salmi; stare in ufficio o in negozio o in fabbrica, dicendo il Rosario; chiudere il bar per andare a Messa? Se il pregare sempre significasse dire le preghiere, partecipare alle celebrazioni, leggere la Bibbia, fare le devozioni… (come purtroppo siamo abituati a ritenere) no, non è possibile e nemmeno auspicabile, salvo che ci si ritiri in un monastero, dove comunque per vivere non si potrebbe stare tutto il giorno in ginocchio. Pregare sempre, però, non è questo, o meglio, non è soltanto questo. Mentre il “dire le preghiere”, che richiede spazio e tempo, non può essere realizzato quando le “mani” non possono essere sottratte all’impegno doveroso del vivere quotidiano, per “il pregare sempre” non è così, perché esso consiste nell’invocare Dio, nel lodarlo, nel ringraziarlo, nel chiedergli perdono, nell’invitarlo a non tardare nell’esaudirci… Ed ecco che le nostre mani, pur impegnate nel trafficare le doverose incombenze necessarie al vivere, possono alzarsi verso il cielo, portandolo dentro a esse come luce e ricarica di ogni nostro pensiero, parola, azione; qualunque sia la pianura nella quale si sta combattendo: il lavoro, la famiglia, il riposo, il divertimento, le amicizie… Tutto! Parlando terra terra, pregare sempre significa mantenere il cellulare del cervello e del cuore sempre aperto e collegato con il Signore.
E la preghiera della sera? È giusta e doverosa, ma alla sera ormai i giochi sono fatti, e sì può chiedere soltanto perdono per aver consumato il giorno seguendo altre luci, altre voci, senza combattere Amalèk.

Quel «prontamente» di Gesù… 

Il Signore soggiunse: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente», non come il giudice con la vedova… A noi non pare proprio che sia così. Infatti Gesù, che conosce la nostra pretesa di chiedere a Dio di ascoltarci come vogliamo noi, e prontamente, come lo intendiamo noi, si rammarica, quasi sospirando: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Si può fargliela trovare non smettendo mai di vivere «fino al tramonto del sole» con in mano la spada di Giosue e il bastone di Dio, portando il monte giù nella pianura.


Condividi

il-monte-nella-pianura.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA