Il Natale è ciò che il mondo desidera

Natale del Signore - Anno B - 2014

Il Natale, nonostante dopo il Concilio Vaticano II, teologi, liturgisti, predicatori si siano affannati a richiamare l'importanza primaria della Pasqua, non soltanto rimane la festa cristiana più cara ai credenti, ma anche quella in grado di calamitare l'attenzione di chi credente e cristiano non è.

Per quanto riguarda i cristiani, si sa che la Messa di Mezzanotte raduna folle di cristiani "una tantum", anche a rischio di sentirsi rimproverare dai parroci, perché non si vedranno più fino al prossimo ventiquattro dicembre. Coloro che non vanno più in chiesa nemmeno nella "notte santa" difficilmente rinunciano ai segni della festa: il presepio, l'albero, le luminarie, il cenone con i familiari, lo scambio dei doni. C'è chi si lamenta di questo fenomeno, come se fosse una specie di appropriazione indebita di una festa che dovrebbe essere riservata ai cristiani doc. Perché invece non pensare che l'evento, che questa festa celebra, conquista l'attenzione, magari superficiale o addirittura con manifestazioni in contrasto con l'autentico messaggio religioso, di tutti? Questo perché l'evento del Dio che si fa bambino non può non affascinare tutti, anche se in maniera confusa o inconsapevole.

Non può che essere che così. In un mondo dove i grandi, i potenti, i ricchi si tengono stretti il potere e i privilegi, incuranti dei piccoli e dei poveri, e spesso sfruttandoli e asservendoli ai loro interessi, il Natale proclama che Dio, il più grande, si fa piccolo e bambino per smascherare la falsa grandezza e la falsa potenza. Chi non desidera un mondo dove ci si riconosca tutti "piccoli" allo stesso modo, facendosi dono l'un l'altro, per vivere nella luce della verità, nella gioia, nella gioia?

Dono, luce, gioia, pace.... Sono i beni che il cuore di tutti cerca, e sono quelli che la nascita di Gesù ha reso disponibili a chi lo fa nascere in lui, come i brani della parola di Dio che le celebrazioni della festa (vigilia, notte, mattina, giorno) proclamano e fanno risuonare.

Il dono. In un mondo che cerca di prendere e arraffare, il Natale ci rivela che Dio ci dona suo figlio: "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio"; "è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore". Da questo dono unico e impensabile che è nata la tradizione del dono natalizio, per riscoprire almeno una volta all'anno che la vera gioia sta nel donare, non nel prendere. Se poi questa tradizione in tanti decade anche nella mania del regalo per fare bella figura, pazienza. Non per questo dobbiamo rinnegarla.

La luce. Il Natale è una festa di luce. "Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse"; "un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce"; "veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo". In una società dove è sempre più difficile scorgere dove portano le tenebre di proposte asfittiche, di disvalori scambiati per valori, di promesse che non portano a niente, chi non sente il fascino di una luce che mostri la strada al "popolo che cammina nelle tenebre"?

La pace. Il bambino che è nato per noi, è "il principe della pace" . "Con lui la pace non avrà mai fine, consolidata e rafforzata con il diritto e la giustizia"; "e subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".

Lo sappiamo e papa Francesco ce lo ricorda: non c'è una guerra mondiale, ma tutto il mondo è in guerra, a cominciare da noi che non troviamo pace, e che viviamo in una società sempre più incattivita e aggressiva.

La gioia. "Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia"; "vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo". Non c'è gioia e non c'è festa senza il dono, senza la luce, senza la pace. Ecco perché il Natale affascina tutti. Il fascino, però, per chi crede sarebbe poca cosa, se gioire di questa festa, non fosse anche una fortissima ricarica a crescere nel dono, nella luce, nella pace, nella gioia.


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