Il Natale è da vivere fino in fondo

Natale del Signore - Anno B - 2017

Il rischio del consumismo, dell'esteriorità, del nonsenso non deve impedirci di vivere il Natale con tutta l'intensità possibile, per fare un pieno dei doni che la nascita di Gesù ha portato e porta.

Nonostante le strumentalizzazioni pubblicitarie e le esagerazioni consumistiche, il Natale rimane la festa cristiana più amata, più attesa, e più coinvolgente. E non potrebbe essere altrimenti, perché se è vero che siamo stati salvati dalla passione e dalla morte di Gesù, la salvezza non sarebbe arrivata senza la nascita a Betlemme. E questo non è accaduto per caso, ma per un lampo della infinita e inesauribile fantasia di Dio, che ha saputo concentrare in una umile nascita, in una povera grotta, in un piccolo paese tutto quello che gli uomini di tutti i tempi ammirano, desiderano, cercano. Cioè ciò che la parola di Dio che viene proclamata a Natale riassume in tre parole: luce, gioia dono.

La luce. La Messa di Mezzanotte inizia con questo annuncio: "Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse". La luce avvolge i pastori che ascoltano l'annuncio dell'angelo: "Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce". Ed è la luce della stella a condurre verso Betlemme i Magi. Tutti coloro che riempiono le case, le strade, le città di luci, anche se non ne sono del tutto consapevoli, hanno recepito il messaggio: il Natale è luce perché porta dentro il mondo e dentro ciascuno di noi "la luce vera, quella che illumina ogni uomo": Gesù, colui che ci rivela Dio, altrimenti irraggiungibile dai nostri occhi.

La gioia. La luce del bambino nato per noi moltiplica la gioia e aumenta la letizia. Nella notte di Betlemme, ai pastori avvolti dalla luce, gli angeli annunciano una grande gioia, ed essi ripartono dalla grotta glorificando Dio. I Magi "al vedere la stella, provarono una gioia grandissima". Come non esultare di gioia nello scoprire che il Figlio di Dio viene tra noi così piccolo, umile e povero? Se questo è il pensiero di Dio, tutti, anche quando ci sentiamo impresentabili, possiamo essere suoi figli. La nascita di Gesù è stata la gioia più grande che il mondo poteva provare, e forse questo spiega perché non c'è festa più gioiosa del Natale.

Il dono. Una delle tradizioni natalizie più antiche è lo scambio di doni. Nonostante tutti gli allarmi e le recriminazioni, la corsa al dono è irrefrenabile, perché un Natale senza un dono, per quanto piccolo, magari una telefonata, un SMS, un WhatsApp, un post su Facebook, non sembra Natale. E in effetti è così. Natale senza un dono non è Natale, perché il Natale è Dio che dona il suo figlio all'umanità: "Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio"; "è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore"; "è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini"; "quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, ... per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro".

Luce, gioia, dono. Tre beni fondamentali della vita, senza i quali prendono sopravvento i contrari: il buio, la tristezza, l'egoismo. Viviamoli, allora, questi beni, in questi giorni. Per rafforzarli. Per approfondirli. Per diffonderli. Certamente, essi possono esser ridotti a esteriorità, equivocati e addirittura vissuti in maniera contraria a come il Natale di Gesù ce li ha portati e ci invita a viverli. Ma questo dipende da noi. Il rischio insito in tutte le strade umane non può e non deve impedirci imboccarle e di percorrerle.

Il Natale deve evitare il consumismo, cioè fagocitare ciò che accade perché ce se lo trova davanti, senza sapere cosa è, cosa significa, da dove proviene, e senza chiedersi se nutre e fa crescere, oppure se ingrassa e appesantisce, ma deve essere consumato fino in fondo. Deve essere un pieno della luce, della gioia, del dono che Gesù ci ha portati, per rafforzare la nostra volontà e la nostra capacità di viverli e di diffonderli.


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