Non si finisce mai di percorrere i sentieri di Dio.
Il Natale può dirci qualcosa che non abbiamo già sentito? Può darci qualcosa che ancora non ci abbia già dato? Certo! Può stimolare o riattivare sentimenti che non si finisce mai di non averne a sufficienza, e che senza Betlemme rischiano il disuso: lo stupore, la meditazione, la lode.
«Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano».
Dio nasce tra noi come un bambino piccolo e indifeso. L’onnipotente non viene per farci tremare con la sua grandezza, per sbattercela in faccia, per metterci sul chi va là. Ci si manifesta come un bambino per suscitare la nostra tenerezza, per scacciare da noi ogni paura di fronte a lui. Viene tra noi non per farci sentire giudicati ma, al contrario, non abbandonati, cercati, salvati.
Se non proviamo stupore davanti a questo evento unico e straordinario non capiremo mai niente di ciò che Dio vuole farci sapere di lui e di quello che vuole da noi. Il Natale è Dio che ci dice: “Non abbiate paura di me. Vi voglio bene. Sono qui per non farvi sentire smarriti. Per dirvi che vi cerco. Per manifestarvi la mia bontà e il mio amore gratuito, che non dipendono da ciò che voi potete fare per me, ma soltanto dalla mia misericordia”.
«Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore».
Cosa significa un Dio che si fa bambino, che ci viene a salvare non per le nostre opere, ma per bontà e per amore? Come possiamo rispondere a questo Dio che nasce povero e piccolo? Quale vita desidera da noi? Cosa è la nostra piccola grandezza se la Grandezza Infinita si manifesta così? Cosa è la nostra bontà se la Bontà si manifesta così? Cosa è il nostro amore se l’Amore si manifesta così? Cosa è la bellezza se la Bellezza si manifesta così?
Se non serbiamo tutte queste domande e non le meditiamo nel cuore, la nostra vita di fede sarà sempre sciatta, superficiale, approssimativa. E così sarà la nostra vita.
«I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto ciò che avevano udito e visto».
Come è possibile che il Natale non ci renda sempre più lieti e orgogliosi della nostra fede? Come è possibile non gloriarci di professarla in famiglia, nel lavoro, tra gli amici, nelle discussioni? Come è possibile non sentire il bisogno di riproporla ai figli, ai nipoti, a chi non la conosce con una testimonianza limpida e parola efficace?
Questo dice e dà il Natale.
Se non è così, riscopriamolo e questo sia per noi il primo a essere vissuto così.
Sei casa, Signore Gesù!
Ritorna, Signore Gesù,
e facci essere la tua casa.
Sappiamo che tu non hai bisogno di noi:
è a noi che serve la tua presenza.
Facci essere la tua casa,
affinché tu possa essere la nostra roccia
e la nostra vita possa resistere
a tutti i venti e le tempeste.
Facci essere la tua casa, Signore,
come Maria, come Giuseppe,
come Nazaret, come Betlemme,
affinché anche la nostra vita
possa essere un sì a te,
alle sorelle a ai fratelli,
soprattutto ai più deboli e bisognosi.
Facci essere la tua casa, Signore!
Con il nostro umile ma coraggioso impegno
ti porteremo a chi non ti conosce,
e la società e il mondo,
accogliendo la tua parola,
diventeranno sempre di più la tua casa,
fino a esserlo in pienezza
nel giorno del tuo ultimo ritorno.