Il Natale è un sì

IV Domenica di Avvento - Anno C - 2015

In questa ultima domenica di Avvento, che dal punto di vista sociale è difficile distinguere dal Natale, perché nelle strade, nelle case, nelle chiese tutto già è pronto per la festa, la parola di Dio ci apre uno spiraglio sull'immensità misteriosa e irraggiungibile della vita di Dio, comunità di amore, quella che noi chiamiamo: Trinità.

Proviamo a entrare in questo spiraglio non con i ragionamenti, assolutamente inadeguati, ma con la fantasia, l'unica risorsa che abbiamo per sfiorare l'infinità di Dio.

Consapevole di tutti i tentativi del Padre per ricondurre le creature al suo amore, il Figlio gli dice:«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo per fare la tua volontà"».

Il Padre accoglie "l'eccomi" del Figlio. Allora lo Spirito scende su Maria, una creatura piccola e umile, alla quale non chiede sacrifici, offerte e olocausti, ma la disponibilità al progetto di Dio. Lei risponde all'annuncio dell'arcangelo Gabriele con un "eccomi" ("Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la sua volontà"), un'eco di quello del cielo, sussurrato sulla terra da un'umile creatura, per dare carne e sangue al "corpo preparato" dal Padre per il Figlio.

La nostra salvezza è tutta qui: un "eccomi" misterioso pronunciato al di fuori del tempo e dello spazio, e un "eccomi" che gli fa eco dalla terra.

Ci saremo persi in questa grandezza imperscrutabile dei pensieri di Dio - anzi non avremmo potuto nemmeno immaginarla - se il Natale del Signore non ce l'avesse rivelata e proposta come scelta di vita con l'esempio di Maria, che traduce il sì a Dio in sì ai fratelli: "in quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda" per assistere Elisabetta.

Questo è il Natale che ci prepariamo a celebrare e a vivere, rinnovando e approfondendo il nostro sì, in quello del Figlio e in quello di Maria.

Impegniamoci a viverlo con gioia e con il cuore aperto, senza lasciarci rattristare perché la pubblicità lo distorce in un'orgia consumistica; perché per tanti non è altro che una corsa ai regali, l'occasione di grosse abbuffate, la corsa sulle nevi, la fuga nei paradisi tropicali. Viviamolo con gioia, senza lasciarci impressionare da insegnanti che ritengono il presepio e i canti natalizi pericolosi per l'integrazione tra i popoli, vaneggiando che "la festa dell'inverno" sia uno strumento di pace molto più forte di quello portato dal Bambinello di Betlemme. Poverini! La nascita di Gesù ha cambiato la storia, e la storia non può più fare a meno di lui. I contrasti, le negazioni, le strumentalizzazioni non possono fare altro che accrescere il suo essere segno di confronto e di contraddizione.

Viviamo con gioia il Natale, lasciandoci affascinare e conquistare dal sì che, risuonato nel cielo, ha trovato il suo eco sulla terra, e ci invita a entrare in questo mistero di amore.

Uniamoci all'"ecco, vengo io!", che si traduce nella convinzione che le sue creature valgono anche se sono piccole, umili, e fragili.
Uniamoci all'"ecco, vengo io!", accettando il messaggio che la vera forza non sta nell'arroganza, nella prepotenza, nella violenza, ma in chi si fa piccolo come Gesù e umile come Maria.
Uniamoci all'"ecco, vengo io!", per essere pronti ad andare in soccorso di ogni Elisabetta che ha bisogno di carità e di misericordia.
Uniamoci all'"ecco, vengo io!", che ci ricorda che Dio non vuole da noi le cose, ma un cuore che gli dica: "".


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