Il passaporto per il Paradiso

Solennità di Cristo Re - Anno A - 2017

Sono tante le vie per entrare in Paradiso, ma non deve mai mancare il documento principale che attesta di aver riconosciuto e soccorso Gesù nei "fratelli più piccoli": i poveri.

Il messaggio più umanamente impensabile di questa conosciutissima e straordinaria parabola è la sorpresa: sia i chiamati che i respinti non si sono resi conto di avere incontrato Gesù e di aver avuto a che fare con lui. "Quelli alla sua destra": "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e...". "Quelli alla sua sinistra": "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?".

Questa "sorpresa" è importantissima, perché stabilisce la differenza tra il cristianesimo e le altre religioni, che affermano tutt'al più che Dio chiede di aiutare i poveri, ma non che si identifica con loro. Gesù, invece, dichiara solennemente dal "trono della sua gloria", che per trovare Dio, per offrirgli l'omaggio che gli è gradito, per entrare in eterna comunione con lui, basta dare un boccone di pane, una sorsata di acqua, un panno, un gesto di accoglienza e di compagnia a un "fratello più piccolo", perché: "Tutto quello che avete fatto – o non fatto - a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Questo messaggio è talmente al di fuori della logica umana che anche noi cristiani abbiamo fatto fatica, e facciamo ancora fatica, a metterlo in pratica. Non sempre abbiamo dato ai "fratelli più piccoli" lo stesso amore e le stesse attenzioni riservate alle nostre cattedrali e alle nostre celebrazioni. Se papa Francesco afferma che "i poveri sono il nostro passaporto per il paradiso", e che in essi "si manifesta la presenza di Gesù, che da ricco si è fatto povero" siamo tutti d'accordo: lo sappiamo da sempre. Ma se il pontefice fa seguire a questa verità di fede gesti concreti, come organizzare una sala da pranzo per i poveri nell'aula Nervi...

Eppure questa stupenda parabola lo afferma in modo inequivocabile. Per quelli "alla destra", che, quando sfamavano, dissetavano, vestivano, visitavano i "fratelli più piccoli", non pensavano nemmeno che in loro ci fosse Gesù, o che addirittura non avevano mai sentito parlare di lui, risuona l'invito: "Venite, benedetti del Padre mio". Per quelli "alla sua sinistra", che, pur sapendolo, avevano creduto che fosse un "tanto per dirlo", rimbomba terribile nel cielo la condanna: "Via, lontano da me...!". Stessa sorte anche per quelli che non lo avevano mai sentito dire, perché non avevano conosciuto il suo vangelo. Infatti, chi non sa che è giusto fare agli altri ciò che si desidera sia fatto a se stessi? E chi non desidera in caso di necessità trovare qualcuno che gli dia un boccone di pane, una sorsata di acqua, un vestito, un gesto di accoglienza e di compagnia?

Non facciamoci illusioni: l'unico modo per essere tra i "venite, benedetti del Padre mio" è cercarlo e trovarlo nei "fratelli più piccoli". Tutte le altre vie possono andare bene, ma questa non può mai essere esclusa o dimenticata.

"Nel povero Gesù bussa al nostro cuore e ci domanda amore", ha proclamato papa Francesco nella prima giornata mondiale dei poveri. Amore non per sé, ma per "la pecora perduta, per quella smarrita, per quella ferita, per quella malata...", cioè "fratelli più piccoli". Anche per quelli che sono "più piccoli" perché affamati, assetati, nudi, malati, prigionieri non fisicamente, ma dentro.

 


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