Il perdono come scelta di vita

XI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2016

La Parola di Dio che ci offre questa undicesima domenica del tempo ordinario è un richiamo forte a riconoscerci peccatori perdonati e dunque impegnati a perdonare a nostra volta, come Dio, come Gesù.

Il perdono può essere certamente l'atto coraggioso di una volta o più volte nei confronti di una o più persone che hanno offeso, deluso o tradito. Raggiunge, però, la sua importanza e la sua capacità di aiutarci a tendere, per quanto umilmente – tanto umilmente da vergognarci quasi per osare il confronto – verso il traguardo raggiunto da Paolo: "Non vivo più io, ma Cristo vive in me".
La parola di Dio di questa domenica ci indica la strada per questo percorso.

Davide, il grande re, famoso per il suo coraggio e per i suoi canti di lode a Dio, l'ha fatta grossa, comportandosi esattamente come il ricco della parabola di Natan: pieno di mogli e concubine ha voluto prendersi la moglie di Uria, arrivando a fare uccidere il povero marito per mascherare la sua vigliaccata. Il Signore Dio, che Natan nello stile dei profeti ci presenta fortemente adirato, non accantona la gravità e la responsabilità del peccato, ma di fronte alla presa di coscienza del re - "Ho peccato contro il Signore!" – si apre al perdono. Come fa sempre.

Il vangelo ci presenta una piccolissima creatura all'ultimo gradino della stima sociale: una peccatrice. Non sappiamo come, quando e perché, ma Gesù l'ha perdonata, come emerge chiaramente dal racconto: entra nella casa di un fariseo e durante un banchetto, quando alle donne non era permesso essere presenti, per giunta a capo scoperto (il segno distintivo delle prostitute), sapendo che avrebbe ricevuto insulti e disprezzo; va dritta da Gesù, che perciò conosceva; lo tocca, profumando il suo capo e asciugandone i piedi con i capelli, dopo averli bagnati di lacrime. Gesù dichiara che quelle manifestazioni d'amore sono il grazie per il perdono ricevuto. Gesù. Come il Padre, era aperto al perdono con tutti coloro che se ne ritenevano bisognosi.

Questi due brani ci sono serviti tante volte per risvegliare il bisogno di riconoscerci bisognosi di perdono, consapevolezza facile a parole ma non nei fatti. Questa volta ci lasciamo stimolare a fare del perdono una scelta di vita, cioè a essere sempre e con tutti disponibili a perdonare. Come Dio. Come Gesù.

Questa scelta significa impegnarsi a essere persone che guardano la realtà e le persone con occhio buono, capaci di scorgere sempre uno spiraglio di bene anche in quelle più sbagliate, e nella azioni più negative, senza lasciarsi riempire gli occhi unicamente dalla prepotenza del male. Scegliere di vivere perdonando, non vuol dire confondere il male con il bene, ma distinguere il male dalla persona che l'ha compiuto. Dio, non nasconde la dura e assoluta condanna del peccato e delle sue terribili conseguenze - "la spada non si allontanerà mai dalla tua casa" –, ma non cancella il suo rapporto di amore con il re.

Fare del perdono una scelta di vita vuol dire rifiutare il fariseismo che condanna gli altri e assolve se stessi. Quanti farisei avranno sfruttato quella poveretta di notte per condannarla di giorno?

Perché fare questa scelta?

La prima e più importante motivazione è che essa ci rende persone vere davanti a Dio e ai fratelli, perché qualunque sia il debito che gli altri hanno nei nostri confronti, è sempre di cinquanta denari, rispetto a quello di cinquecento che noi abbiamo con il Signore. Perciò non abbiamo mai un motivo valido per non perdonare.

La seconda - ma forse per noi umanamente più convincente - è che guardare la realtà con occhi buoni e cuore aperto, impegnandosi a "vincere il male con il bene" (Rm 12,21) è l'unica strada per una vita buona, positiva, costruttiva, salvata dall'astio, dal livore, dalla recriminazione, dalle contrapposizioni violente, dalla rabbia: tarli che rendono la vita non un dono per cui ringraziare e gioire, ma un frutto amaro da trangugiare.


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