Il Re che non salva se stesso

N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo - Solennità - Anno C - 2019

La difficile scelta tra il servire o il farsi servire.

Sul Calvario, sotto la croce, mentre il popolo sta a vedere, i capi deridono Gesù: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Ai capi del popolo si uniscono i soldati: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». La sintonia tra i capi del popolo ebreo e i soldati romani è ovvia e illuminante. I primi, detentori, anche se a scartamento ridotto, del potere politico e religioso in Israele, conoscono bene "il re": il potere che salva "se stesso" con la prepotenza, le manovre oscure, le beghe, la corruzione, la falsità, l'accaparramento di privilegi, la falsità... È quello che hanno fatto, portando un innocente sulla croce. Deridendo Gesù "che non salva se stesso", stabiliscono la differenza abissale tra loro e lui.
I soldati conoscono bene il potere di Roma che, passando anche per le loro mani, schiaccia senza pietà chi osa contestarlo o contrastarlo, anche soltanto a parole come ha fatto quel poveretto che agonizza sulla croce.

Il re schernito perché non salva se stesso descrive più e meglio di ogni discorso la logica del potere umano, e svela impietosamente i guasti e le tragedie che "re, reucci, aspiranti tali" stanno provocando oggi come sempre nella politica, nell'economia, nella cultura, nell'amministrazione... Crocifiggere migliaia di operai e le loro famiglie, chiudendo una fabbrica che non garantisce più sontuosi guadagni? Che ci vuole. La chiudono. Assistere a sempre più frequenti disastri ecologici, incendi, allagamenti, frane... perché i fondi stabiliti per la prevenzione sono stati dirottati in altre tasche, o imprigionati tra chiacchiere e promesse vane? Fatto! Che ci vuole. Rincorrere e accaparrarsi privilegi di ogni tipo finché tira il vento favorevole. Che ci vuole? Fatto. Vedi le cronache di queste settimane. E di sempre.
È a questa logica che si oppone il "Re" Gesù che ha salvato gli altri, ma non se stesso, e che salva gli altri, spendendo anche il suo ultimo respiro per il malfattore pentito: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Cosa ci chiede questo "Re"?
Non come a sudditi, ma come ad amici - «non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15) – il "nostro Re" ci vuole con lui per contrastare questa logica, diventando "sue ossa e sua carne", non come dichiarazione di sudditanza, come fecero le tribù d'Israele al re David, ma come comunione alla sua stessa vita, ricevuta con il Battesimo e nutrita con i sacramenti, la preghiera, il servizio agli altri.

Cosa ci chiede la Solennità di Cristo Re?
Questa celebrazione che chiude l'anno liturgico ci invita a verificare se e quanto nella nostra vita quotidiana sta con il re che non salva se stesso, e se e quanto - al di là delle buone intenzioni, delle promesse, delle critiche a coloro che detengono il potere nella società e anche nella Chiesa - non sta sulla croce, ma sotto con i capi del popolo e i soldati.

"Ma noi gente semplice, senza alcun potere, cosa possiamo fare più che criticare quelli che lo esercitano per salvare se stessi?". Intanto dobbiamo diventare più consapevoli che in realtà, per quanto piccolo, ognuno di noi è un re, perché tutti abbiamo a che fare con gli altri verso i quali dobbiamo scegliere di comportarci o in atteggiamento di servizio, oppure di dominio per salvare noi stessi. Ci avviamo verso un nuovo Avvento per celebrare il Dio che nasce Bambino. Prendiamo questo tempo liturgico sul serio per verificare se in famiglia, nel lavoro, tra gli amici, in parrocchia, nelle associazioni, dovunque... la regalità di Gesù si incontra e si scontra con quella dei capi del popolo e dei soldati, se siamo sulla croce con il Re che non salva se stesso, oppure sotto con i capi del popolo e i soldati che lo deridono.


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