Il sale della Prudenza

I Domenica di Avvento - Anno B

Verso il Natale con spazi di riflessione e verifica.

I tempi liturgici (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Tempo Ordinario) sono ormai parole senza alcun nesso con «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi» (Gaudium et spes). Non è così per l’Avvento che, dopo gli anni di forzato sottotono, addirittura con anticipo sulla prima domenica ufficiale grazie al laicissimo Black Friday, ha ripreso alla grande i suoi riti tradizionali, animando strade, piazze, vetrine, luminarie… e portafogli. Peccato che questo movimento coinvolgente non sia per l’Avvento del Signore, ma per la festa di Natale, o Festa d’Inverno, come, a detta di sapientoni intellettuali, dovrebbe essere ribattezzata, dal momento che “Natale” sa troppo di sottocultura cristiana poco rispettosa delle altre. Eh già! Potremmo continuare a lungo con la nostalgia del “Natale di una volta” e con la indignata riprovazione per quello di adesso, ma basta così, perché ormai la realtà è questa ed è inutile rimpiangere e recriminare.
Quello invece che come credenti siamo chiamati a fare è riuscire a ritagliare nel bailamme della festa commerciale spazi di Avvento autentico, per riattivare o aumentare il nostro andare incontro al Signore che viene, non per celebrare un nuovo compleanno, né per nascere un’altra volta a Betlemme, ma come giudice della storia e della vita di ciascuno. Come rendere vera questa attesa? Non c’è da inventare niente perché l’ha indicato Gesù: «Vegliate! Fate in modo che, giungendo all’improvviso, il padrone di casa non vi trovi addormentati».

Vegliate!

Questo invito non significa aspettare il Signore come quando si aspetta l’autobus, ma preparando l’incontro: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!» (Lc 12, 37-38). Il “vegliate” che viene chiesto è per farsi trovare «irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo». Questo non si realizza con qualche preghiera e qualche opera caritativa in più, e nemmeno resistendo alla frenesia del mercato e del business “natalizio”, ma inserendo nel nostro pensare, nel nostro dire, nel nostro fare, i valori della sua nascita a Betlemme al fine di essere trovati «irreprensibili nel giorno del Signore Gesù Cristo»: cioè la sua nascita come giudice della storia.

Non “fioretti" ma virtù

Siccome di Avvento ne abbiamo vissuti tanti, e di «vegliate!» ne abbiamo sentiti altrettanti con il proposito di metterli in pratica, poi andato disperso tra le vicende della quotidianità, per cercare di non ripeterci, accogliamo la millenaria sapienza della Chiesa, che suggerisce di non proporsi genericamente di migliorare, ma di verificare concretamente quanto le virtù “cardinali” (chiamate così perché sostengono tutte le altre): la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza sostengono la nostra vita e la nostra fede. Sono quattro come le settimane di Avvento, perciò ideali per accompagnarci verso il Natale, verificando quanto esse sono alla base del nostro operare e del nostro credere, non come “fioretti” ogni tanto, ma come virtù, cioè caratteristiche consolidate della nostra vita.

La Prudenza

La prima virtù da mettere sotto osservazione è la Prudenza, che «dispone la ragione a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo. Essa guida le altre virtù, indicando loro regola e misura» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica 380). È la prima da controllare perché il cambiamento “epocale” della società ha squilibrato tutto e tutti, anche la Chiesa e la fede. Si va avanti “vagando”, senza prevedere i risultati delle scelte, meravigliandoci delle conseguenze negative, rimpallandoci la responsabilità, cercando lo scontro invece della ricerca saggia, paziente e condivisa. Il periodo così minaccioso che stiamo vivendo è scaturito da decisioni avventate e imprudenti, così come gli squilibri e le contraddizioni della nostra vita.
«Dàmose da fa!», esortava san Giovanni Paolo II. Non siamo in grado di evitare le scelte imprudenti del mondo, ma di rendere più prudente e saggia la nostra vita, sì. E saremo trovati ancora svegli.


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