Il sentiero della Giustizia

II Domenica di Avvento - Anno B

Dare agli altri ciò che è loro dovuto.

L’invito che la parola di Dio rivolge in questa seconda domenica di Avvento è: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati». È praticamente la chiamata a costruire un cantiere per rendere praticabili il deserto di una vita arida e la steppa di un vivere confuso e intricato, affinché al Signore sia reso agevole venirci incontro, e a noi accoglierlo. Per la realizzazione di questo cantiere, il Vangelo propone come modello e progetto, un personaggio straordinario, il «più grande tra i nati da donna» (Mt 11,11): «Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati».
La nostra immaginazione corre subito al suo modo un po’ bizzarro di vestire e di nutrirsi: «era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico». Ma, a parte che oggi le cavallette stanno diventando un cibo prelibato per palati raffinati e un vestito di peli di cammello non è affatto disprezzabile, il Battista con la sua testimonianza rivela la consapevolezza di chi è, e di chi non è: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Egli non è l’atteso, ma la voce che lo annuncia, e invita ad accoglierlo.
È questa conoscenza e accettazione di sé che lo rende “virtuoso”, cioè non capace di singoli atti di coerenza, ma coerente sempre, anche deludendo quelli che volevano testardamente che fosse il realizzatore delle loro aspettative (Gv 1,20), e a costo di mettere a rischio la sua vita.

La virtù della Giustizia

Il comportamento del Precursore fa di lui un testimone insuperabile della Giustizia, la seconda virtù cardinale. Non ovviamente della giustizia intesa come tribunali, giudici, avvocati… sulla quale da decenni si discute e ci si scontra nel tentativo di farla essere almeno un po’ più giusta, veloce ed efficiente, ma di quella che il Compendio del Catechismo Chiesa Cattolica definisce: «volontà costante e ferma di dare agli altri ciò che è loro dovuto» (n. 381).

Dovuto agli altri?

Ma cos’è dovuto agli altri? A questa domanda risponde San Paolo: «Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge» (Rm 13,8); la legge di Gesù: «il comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12). La risposta dell’Apostolo impegna a dare agli altri non le cose ma noi stessi (pensieri, parole e opere) con volontà ferma e costante (non se ci va o quando ci va). Partendo da questo dono diventeranno giusti, non soltanto legalmente ma spiritualmente, i comportamenti della convivenza umana e sociale.

Questa “virtù” è al di sopra delle nostre forze? No, se la motivazione è più forte della difficoltà. A Giovanni Battista, la consapevolezza di essere il precursore di Gesù («Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo») ha dato la forza di essere fedele fino in fondo alla sua missione. A noi, per dare agli altri non le cose ma noi stessi, è necessaria quella di essere discepoli di colui che ci ha dato la vita.

Un cantiere aperto

Nella liturgia dell’Avvento vengono continuamente richiamate profezie grandiose: «il lupo dimorerà insieme con l'agnello» (Is 11,6); «amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno» (Sal 84). Illusioni? No, lavori in corso, portati avanti con Giustizia, cioè con la «volontà costante e ferma di dare agli altri ciò che è loro dovuto», rifiutando con forza ciò che non è dono ma inganno, sopruso, abuso. Con volontà costante. Gli eventi servono per smuovere e ricaricare, ma costruiscono soltanto se diventano quotidianità e continuità. La folla accorsa a Padova per il funerale della giovane barbaramente uccisa è un gesto carico di speranza. Svanirà presto se tutti noi che abbiamo partecipato o in presenza o a distanza, non daremo il quotidiano, umile, sincero, coraggioso contributo al cantiere dell’incontro tra amore e verità, tra giustizia e pace, tra lupo e agnello.


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