Il tempio e la strada

Ascensione del Signore - Anno C - 2016

L'Ascensione ci ricorda che Gesù ha portato l'umanità nella dimensione divina, libera dai vincoli di tempo e di spazio: per questo Egli può essere sempre accanto a noi, nell'impegno di vivere la fede, scioglierci dai legami del male e predicare a tutti la buona notizia del Regno.

La solennità dell'Ascensione del Signore stimola riflessioni molto importanti per la nostra fede.

1. Gesù sale al cielo non per lasciarci, ma per stare sempre e dovunque con noi.
Il racconto di Luca può suscitare in noi lo stesso senso di abbandono che provarono i suoi discepoli nel vederlo elevato in alto, mentre una nube lo sottraeva ai loro occhi. Essi rimasero a guardare il cielo come se egli ormai fosse finito lassù, in un posto irraggiungibile, lontano dalle vicende umane. Non era così.

"Perché state a guardare il cielo?", dicono anche a noi i due uomini in bianche vesti. Asceso al cielo non significa che Gesù è andato in un luogo al di sopra delle stelle, ma che è rientrato nella dimensione divina, che è tornato con la sua umanità "alla destra di Dio", cioè come Dio, e quindi, in quanto Dio, al di fuori dei limiti del tempo e dello spazio. Soltanto così poteva rimanere accanto a noi – non fisicamente ma realmente – in qualsiasi tempo e luogo. Perciò, quando lo preghiamo, quando lo invochiamo, quando dialoghiamo con lui, anche se ci viene spontaneo alzare gli occhi al cielo, ricordiamoci che egli non sta lassù, ma accanto a noi, come accadeva con i suoi contemporanei.

2. La sua consegna: predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.
Usciti dal loro estatico "fissare il cielo" per l'intervento dei "due uomini in bianche vesti", i discepoli "tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio", in attesa di essere "rivestiti di potenza dall'alto", cioè della "forza dello Spirito Santo" , per essere in grado di partire a "predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati" ed "essere testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra".

Ricevuto lo Spirito Santo, partiti a predicare Gesù risorto "a tutti i popoli" del loro tempo - in pochi anni diffusero la fede cristiana in tutto l'impero romano, e non solo - i discepoli non potevano più stare fisicamente "sempre nel tempio lodando Dio". Spiritualmente, però, non lo lasciarono mai, perché senza un rifornimento continuo di "potenza dall'alto", di "forza dello Spirito Santo", la loro predicazione avrebbe perduto ogni efficacia.

Tempio e predicazione, preghiera e strada sono il binomio che qualifica e rende vera la fede e la vita cristiana. Purtroppo, spesso ce ne dimentichiamo, chiudendo la fede nel tempio, e vivendola come un bene da tenere per noi, senza assolvere il dovere di predicarla. L'ascensione di Gesù al cielo ci ricorda l'impegno di predicare la conversione e il perdono dei peccati "a tutti i popoli". "Popoli" che non dobbiamo andare a cercare chissà dove, perché ce li abbiamo accanto: i figli, i nipoti, i familiari, i colleghi...

3. Vivere la fede è preparare l'incontro con Gesù.
"Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo", dicono ai discepoli i due "uomini in bianche vesti". La stessa cosa dicono anche a noi, perciò non dobbiamo starcene incantati con gli occhi rivolti al cielo, ma prepararci al suo ritorno, all'incontro definitivo con lui.

Come preparare questo incontro?

Gesù risorto ha portato la nostra umanità nella dimensione divina. Per incontrarlo dobbiamo rendere la nostra umanità compatibile con la sua. Questo non avviene con una fede che si esaurisce nel dire: "Signore, Signore" (Mt 7,21), e nell'accumulare pratiche religiose, ma con una vita che, alla sequela di Gesù, cerca di liberarsi dalla pesantezza del male, mettendo a oggetto dei propri pensieri "quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode" (Fil 4,8).

Non c'è controtestimonianza più deleteria di quella di cristiani che guardano il cielo, ma non fanno niente per liberarsi dal fango e dalla polvere della terra.


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