Il Vangelo non è mai irragionevole e contro la libertà

XIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

Gesù non chiede mai niente che non sia per il nostro vero bene.

Il brano evangelico di questa domenica è difficile da ascoltare. Le risposte di Gesù alle tre persone che lo interrogano appaiono dure, se non antipatiche e indisponenti. Come si può rispondere: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio», a chi gli chiede: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Seppellire i morti non è un'opera di carità? E seppellire un genitore non è un atto di pietà? Non meno indisponente è liquidare l'offerta: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia» con una sentenza impietosa: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Come accogliere questo brano?
1. Possiamo "addolcirlo", "addomesticarlo", interpretandolo in maniera minimalista: "Gesù non intende dice quello che sembra dire". Cedere a questa soluzione porta inevitabilmente ad "addolcire" tutto il vangelo, fino a snaturarlo.
2. Un'altra soluzione è relegare le parole di Gesù allo "spirituale": "Queste affermazioni vanno prese sul serio, ma non riguardano la vita pratica. I riferimenti concreti (non avere dove posare il capo, non curarsi di seppellire il padre, non salutare i familiari) sono esempi per far comprendere che la fede deve essere "decisa" e "coraggiosa", come la sua, quando sceglie di "mettersi in cammino verso Gerusalemme", nonostante sapesse ciò che l'aspettava. Questa seconda scelta è perfettamente in linea con la tendenza a separare la fede dalla vita reale: il vangelo va bene per ciò che riguarda la preghiera, le pratiche di pietà, i riti, le celebrazioni, ma non per le scelte della vita quotidiana che seguono altri criteri.
3. Prendere sul serio le parole di Gesù, anche se esigenti, nella convinzione che il vangelo non chiede mai cose contrarie alla nostra umanità e alla nostra intelligenza, bensì aiuta a conoscere nel profondo la nostra vita e ne diventa la luce e la verità. È questa la via giusta.

Se infatti non ci limitiamo alla prima impressione, ci rendiamo conto che rispondere: «Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» a colui che promette: «Ti seguirò dovunque tu vada» è un richiamo a valutare bene quello che si promette, senza lasciarsi trasportare dall'entusiasmo momentaneo. Questa non è una regola basilare per una vita saggia? Non è ciò che dobbiamo fare sempre nel momento di prendere qualsiasi decisione?
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio» non è l'invito a valutare ciò che è più importante anche rispetto a esigenze e incombenze giuste e doverose della propria vita personale e familiare? Non è la logica contraria al "tengo famiglia" con la quale nascondiamo e giustifichiamo i nostri egoismi, il nostro tornaconto, le nostre vigliaccherie?
Il «non volgersi indietro una volta che si è messa mano all'aratro», non è la condizione per portare avanti le proprie scelte senza cedere ai ripensamenti e alle incoerenze di fronte alle difficoltà e agli ostacoli?

Riflettere prima di decidere, valutare ciò che è indispensabile o marginale, andare avanti decisi nonostante difficoltà e ostacoli sono le condizioni per una vita positiva e costruttiva, sia a livello spirituale che umano. Sono i presupposti per ascoltare san Paolo: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne», cioè i propositi imprudenti, lo stravolgimento dei valori, le incoerenze, l'incapacità di prendere "ferme decisioni" a favore del bene nostro e degli altri, come Gesù ha fatto e ci invita a fare.


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