Immagini e idoli pericolosi

III Domenica di Quaresima - Anno B

Le insidie e i pericoli del vitello d’oro.

Non è difficile immaginare lo shock dei Giudei quando all’improvviso Gesù fa una frusta di cordicelle e scaccia tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; getta a terra il denaro dei cambiamonete, rovesciandone i banchi, e obbliga i venditori di colombe a portare via la loro merce, gridando: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Intimiditi e stizziti chiedono: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». La risposta di Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» è più misteriosa dello stesso gesto. I Giudei non capiscono e rispondono come avremmo risposto noi: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». L’evangelista Giovanni, sicuramente interdetto come tutti i presenti alla scena, la capirà in seguito, avvertendo che «egli parlava del tempio del suo corpo», e facendo comprendere che Gesù non soltanto intendeva il “tempio del suo corpo”, ma anche quello di noi, creati a sua immagine, per i quali egli ha offerto la vita, e che il vero “tempio di Dio” non è quello di pietra, ma l’uomo vivente. Questa verità di fede, fondamentale, nella pratica è molto disattesa. Si pensi cosa succederebbe se l’amore, il rispetto, l’orgoglio per le nostre straordinarie e bellissime chiese di pietra, fossero riservati al tempio di Dio che siamo e noi: tutti gli uomini e le donne di qualsiasi età, razza, condizione.

Come onorare il tempio di Dio vivente?

Per non fare della “casa del Padre un mercato” e per onorare il vero tempio di Dio, la prima lettura di oggi richiama i Dieci Comandamenti, che nessuno contesta o nega nelle indicazioni pratiche: onora il padre e la madre, non ammazzare, non mentire, non rubare, non commettere adulterio, che però scompaiono, anche tragicamente, nella realtà, quando vengono interpretati e adattati. Onorare i genitori sì, ma fino a sacrificare per loro il proprio ritmo e tenore di vita? Non ammazzare va bene, ma vale anche per l’aborto e l’eutanasia? Non pronunciare falsa testimonianza sì, ma anche quando ci sono in ballo interessi importanti? Non commettere adulterio e il non desiderare ciò che hanno gli altri? Se li si prendesse sul serio crollerebbe la nostra società, basata proprio sulla competizione, sul desiderare fortemente quello che hanno gli altri per scavalcarli. Dolorosamente, si deve constatare che mentre la teoria predica rispetto per tutti e tutto, anche per cani, gatti, insetti e piante, la realtà pratica disinteresse, sfruttamento, corruzione, falsità, abbandono dei più piccoli e deboli. Anche dentro di noi.

Tra il dire e il fare

Il motivo di questa contraddizione è che se non si accetta e rispetta il primo comandamento: «Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altri dèi di fronte a me», gli altri diventano opzionabili a seconda delle circostanze e delle convenienze. Un esempio particolarmente significativo è la non osservanza della richiesta di Dio: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai». Essa non compare nel testo dei comandamenti che abbiamo imparato a memoria perché ormai sembrava inutile: “Progrediti e smaliziati come siamo oggi, chi potrebbe adorare immagini e statue come se fossero il vitello d’oro di Aronne!?”. Invece ridotti come siamo a comprare e fare cose non perché servono, né perché piacciono, ma perché le ha e le fa un influencer pagato per convincere che sono utili e belle rischiamo di ritornare a un politeismo più affollato di quello pagano. La Quaresima può essere una verifica sincera ed efficace di quanti sono i nostri vitelli d’oro e di quanto spazio essi sottraggono al Signore nostro Dio, l’unico.


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