Contribuire a superare la diversità tra Parola di Dio e storia.
Ogni volta che confrontiamo la parola di Dio con la realtà, ci rendiamo conto della diversità tra i due messaggi. A volte, poi, o perché i testi della Parola sono particolarmente incisivi, oppure per il confronto con eventi straordinari in corso, il contrasto si fa talmente profondo da raggiungere il livello della contrapposizione tra utopia e realtà, tra sogno e concretezza, come se la Parola e la Storia fossero due mondi diversi, indipendenti e spesso contrari o magari ostili. Il racconto della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste può provocare questa sensazione.
Quegli uomini che la mattina di Pentecoste, sospinti da un vento impetuoso che aveva scosso la casa, e da lingue come di fuoco che si erano posate su ciascuno di loro, parlavano una lingua che tutti comprendevano pur essendo di Paesi diversi, potrebbero indurre a pensare che la torre di Babele, dove l’incomprensione delle lingue aveva portato alla dispersione, sia ormai un capitolo chiuso. La realtà che abbiamo davanti agli occhi conferma invece che Babele non soltanto non è stata vinta, ma è peggiorata. Come non cedere a questa sensazione quando anche ciò che sembrava ormai consolidato, come l’inutilità e la stupidità della guerra, è smentita dalle guerre in corso che stanno distruggendo e massacrando Paesi e popolazioni, con danni materiali e spirituali che saranno difficilissimi da sanare?
Allora quella lingua che tutti capiscono altro non è che la narrazione di un desiderio irrealizzabile? Non è così. Quel vento impetuoso e quelle lingue come di fuoco sono veramente scesi dal cielo e il loro effetto non si è esaurito e non si esaurirà. La lingua che tutti capiscono è parlata ancora come quando i discepoli ricevettero il coraggio di aprire le porte e di uscire allo scoperto.
“Perché allora la torre di Babele sembra più alta e minacciosa che mai?”. Perché quella lingua si diffonde silenziosa e misteriosa; il vento dello Spirito Santo infatti «soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va». Però soffia, perché quella mattina è stato avviato un processo che non si è più spento e non può più spegnersi. Per sentirla e per vederla in azione, però, è necessario attrezzarsi di orecchi e di occhi capaci di superare la seduzione, l’arroganza e la grancassa di Babele che tende a zittirla. Un esempio tra mille: il tredici maggio scorso, il Presidente Sergio Mattarella ha incontrato al Quirinale ventinove ragazzi nominati alfieri della repubblica per aver compiuto generosi e impegnativi gesti di “fraternità”. I media hanno dato la notizia, però molto più spazio e importanza hanno avuto le vicende di altri giovani impegnati in attività tutt’altro che fraterne e socialmente utili. Insomma!? Sono mesi che non ci si salva dalle disgrazie di una famosa coppia di influencer, mentre di coloro che in Ucraina e a Gaza rischiano la vita per aiutare i più deboli e bisognosi qualcosina, sì, ci viene riferito, ma di sfuggita…
Proprio perché il libro della Parola e quello della Storia sono così spesso e duramente diversi è necessario non lasciarsi impressionare e spaventare, né lasciarsi convincere a lasciare le cose così come vanno, ma impegnarsi a superare il più possibile il contrasto con una decisa scelta di campo, tra – come dice San Paolo, in maniera drastica e senza fronzoli, secondo il suo stile – i desideri della carne (Babele, che divide): «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere»; e i frutti dello Spirito (Pentecoste, che unisce): «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé». La lingua che tutti capiscono.
È dura, ma non spaventiamoci. Prima di tornare al Padre, Gesù aveva promesso di mandare «il Paràclito, lo Spirito Santo». Nel giorno di Pentecoste ha mantenuto la sua promessa. Quel vento impetuoso e quelle lingue come di fuoco durano ancora e il Paràclito (l’Avvocato e il Consolatore) è la garanzia e la forza di chi non si lascia spaventare da Babele.