In una mano il Vangelo e nell'altra il giornale

XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C - 2019

C'è un antidoto per vincere la smania della corsa alle poltrone che tutti condanniamo... negli altri.

Sono tante le frasi che, continuamente riprese e citate, diventano famose, tanto da diventare proverbi o sentenze. Una di queste è sicuramente: "in una mano la Bibbia e nell'altra il giornale". Inventata da un grande teologo protestante, Karl Barth, non ha più smesso di essere utilizzata, ultimamente persino nell'ultimo Sinodo dei vescovi. In effetti essa è molto importante e pregnante, perché indica gli strumenti per far entrare la parola di Dio dentro la vita di ogni giorno, in modo che il confronto dia concretezza alla parola di Dio e luce al quotidiano. Essa può aiutarci a meditare il vangelo di questa domenica che ci invita a non cercare i primi posti, mentre il giornale (oggi dovremmo dire i media) in questi giorni non parla d'altro che di spregiudicate e inarrestabili ricerche di primi posti. Vediamo!

Il Vangelo.
È sabato. Gesù è a pranzo tra farisei in casa di uno dei loro capi. È stato invitato non per stima e amicizia ma per essere osservato da vicino. Gesù lo sa bene. Tanto per cominciare (il testo liturgico non ha inserito l'episodio) gli hanno fatto trovare un malato di idropisia per vedere se avesse osato guarirlo. Il Maestro non si lascia intimidire. Guarisce il malato dopo averli sfidati a dire perché non avrebbe dovuto farlo, e da osservato diventa osservatore. «Notando come sceglievano i primi posti», mentre la simpatica manovra è in corso, impartisce una pungente lezione: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto».
Non conosciamo l'effetto delle sue parole nell'ospite e nei commensali. A noi sorprendono, perché sembrerebbero un invito a un comportamento insincero e falso come quelli che continuamente e pubblicamente rimproverava ai farisei che lo stanno ad ascoltare. Non è così ovviamente. Ciò che interessa a Gesù è far toccare con mano come la ricerca dei primi posti anche umanamente non è furba come appare, perché ci sarà sempre un altro a insidiarteli per portarteli via. Sarà così?

Il giornale.
In questi ultimi mesi e settimane, i media ci hanno rovesciato addosso un'asfissiante corsa ai primi posti, e al continuo alternarsi dai primi agli ultimi, con la conseguente altalena di esultanza e delusione, sia dei protagonisti che dei loro sostenitori. Tutti sarebbero più sereni e saggi se si ascoltasse Gesù.

Il Vangelo.
Gesù conosce il cuore dell'uomo e sa quanto la voglia di essere primi sia radicata dentro di esso. Lo sta sperimentando addirittura con i Dodici che, nonostante il suo insegnamento e le sue esortazioni, non smettono di discutere su chi tra loro sia il più importante, e di sgambettarsi per diventarlo. Come rintuzzare e controllare questo istinto? C'è un antidoto: la gratuità. Lo suggerisce al padrone di casa, forse turbato dalla figuraccia che gli hanno fatto fare i suoi invitati: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi». È praticabile questa scelta?

Il giornale.
Quando i media raccontano gesti di gratuità esemplari la meraviglia è generale. Sembrano "miracoli". Basti citare uno recentissimo: gli anziani genitori che hanno assistito in casa il figlio in apparente stato vegetativo per trentuno anni. Questi "miracoli" che suscitano ammirazione rivelano che nel nostro cuore è radicata anche la gratuità, e che, anche se non sembra, «c'è più gioia nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). D'altra parte, senza i quotidiani, umili gesti di gratuità tra le persone, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nel volontariato la vita diventerebbe insopportabile.

Il Vangelo.
L'invito di Gesù al capo dei farisei è per noi. Rintuzziamo l'istinto a cercare i primi posti con l'antidoto della gratuità. Quella che Gesù chiede, cioè quella che umanamente non si aspetta niente, nemmeno un piccolo grazie, ma riceverà la «ricompensa alla risurrezione dei giusti».


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