L’ Ascensione di Gesù tempo di andare per noi

Ascensione del Signore - Anno B - 2015

L'evangelista Marco riporta il mandato del Signore Risorto ai suoi discepoli, ma l'invito "andate" è rivolto a tutti noi. Tutti sono chiamati ad annunciare il vangelo, partendo da quella porzione di mondo che è casa nostra.

"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura", dice Gesù agli Undici, e a tutti noi che in essi siamo rappresentati, nel momento in cui, salendo in cielo, esce dalle dimensioni della fisicità, del tempo e dello spazio, non per abbandonarci, ma per essere con noi tutti i giorni, sempre e dovunque, fino alla fine del mondo (Cfr Mt 28,20). L'evangelista Marco, con la solita stringatezza, così descrive la risposta degli Undici a questa consegna: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano". La sua non è una nota di cronaca, perché sappiamo che per partire e andare dappertutto furono necessari il fragore di vento impetuoso e le lingue come di fuoco dello Spirito. Le sue parole affermano che i discepoli di Gesù sono chiamati a vivere la consegna di Gesù andando. Come possiamo rispettarla?

La celebrazione dell'Eucaristia ci fa rivivere l'Ascensione di Gesù. In essa, nel pane e nel vino consacrati (stiamo attenti a non dimenticarci della presenza reale! Può succedere) possiamo vedere e toccare Gesù nella sua fisicità. Quando la Messa finisce – guarda caso con le stesse parole di Gesù: "Andate!" – noi cosa facciamo? Lasciamo il ragionamento – ogni tanto fa bene – e affidiamoci all'immaginazione, e immaginiamo che tutti noi presenti alla celebrazione, non continuiamo a "guardare il cielo", ma andiamo a predicare dappertutto, ciascuno con la grazia che gli è stata data "secondo la misura del dono di Cristo": apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri. Immaginiamo... Se accadesse così, cosa succederebbe?

Metteremmo in pratica la consegna di Gesù, che papa Francesco non si stanca di ripetere: "Andate". Purtroppo questo non succede, perché quell'"andate" noi lo traduciamo: "Andate ad aspettare la Messa della prossima domenica".

Perché ci comportiamo così? I motivi non mancano. Intanto il "predicate", inteso come le prediche dal pulpito, esclusiva dei preti, non può essere portato nelle strade, nelle case, nei luoghi di lavoro e del tempo libero, dappertutto. È lì invece che dovrebbe essere portato non come prediche, ma come impegno e capacità di proclamare il Vangelo, commentando e interpretando i fatti e i problemi della vita con parole intelligenti, sagge, buone, costruttive che scaturiscono dalla sua Parola.

Poi c'è la paura delle difficoltà: "Come si fa ad andare a proclamare il Vangelo a ogni creatura? Non lo sappiamo fare, e poi non ci stanno a sentire e non vogliono sentire". E' vero! Ma era difficile anche per gli Undici che non avevano parrocchie, conventi, diocesi, curia romana, scuole prestigiose di teologia, biblisti raffinati, diritto canonico, catechismo della Chiesa cattolica, convegni... Eppure sono andati.

Però: "Essi avevano i segni che li accompagnavano: scacciavano i demòni, parlavano lingue nuove, prendevano in mano i serpenti, bevevano i veleni senza subire danni, guarivano i malati... Noi invece niente". Niente, se non facciamo niente. Perché negli uomini e nelle donne che noi sbandieriamo come santi questi segni ricompaiono? È che noi, prima di andare, vorremmo avere la sicurezza di per poter risolvere, all'occorrenza, con miracoli. Ma non può essere così. Non è da poco anche un'altra difficoltà: "Mica possiamo andare in Africa, in Asia, o addirittura in Pakistan e nei paesi mussulmani dove possiamo addirittura rimetterci la pelle? Oh! Noi abbiamo famiglia". E sì, teniamo famiglia.

Allora, in attesa che lo Spirito dia anche a noi uno scossone di coraggio, perché non cominciamo a proclamare il Vangelo al mondo che abbiamo in casa: i figli, i nostri nipoti, gli amici...? Il mondo comincia, infatti, da casa nostra.

"Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura", ci ripete Gesù per bocca di papa Francesco e della storia. Accettiamo la consegna. Magari cominciando dal poco. Ci darà lui il coraggio, i modi, i mezzi per rispettarla in maniera più coraggiosa e fedele.


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