La casa che Dio vuole da noi

IV Domenica di Avvento - Anno B - 2017

Tutto è casa di Dio perché tutto è suo. L'unica casa che cerca e alla quale bussa per entrare sono i cuori pronti ad accoglierlo come quelli di Maria e Giuseppe. Aprirsi a lui è vivere il Natale. Un buon Natale.

Il re Davide, ormai ben sistemato in una bella reggia di cedro e finalmente senza più nemici da combattere, ricorda tutti i benefici con cui Dio lo ha colmato e, per sdebitarsi vuole costruire una casa decorosa a Dio, cioè alla tenda che custodiva l'Arca. L'idea sembra talmente bella da trovare l'appoggio convito del profeta Natan: "Va', fa' quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te".

Invece Dio non la pensa così e manda il profeta a bloccare il progetto: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele". In altre parole: "Cosa credi di potermi offrire che già non sia mio?". Sarà nuovamente Dio a dare una casa a un discendente del re, a un suo figlio che avrebbe reso la discendenza di David salda per sempre. Il re e il profeta non potevano sapere e nemmeno immaginare che questa nuova casa che Dio avrebbe costruita non sarebbe stata né di cedro, né di pietra, né di marmi pregiati come il lussuoso tempio di Salomone, ma la giovane donna di un piccolo e sconosciuto paese: Maria "una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe".

La casa che Dio cerca, perché è l'unica che non ha, è il cuore delle creature che egli ha creato, con la possibilità di farlo entrare o no, perché, fatte a sua immagine, sono libere di ospitarlo o meno.

In queste feste di Natale, quando tutte le nostre chiese, già belle, diventano ancora più belle, riempiendosi di luci, di canti, di preghiere, non dimentichiamo che questa bellezza e questo luccichio non sono per il Signore, che non ne ha bisogno, ma sono per noi, per stimolarci a essere tempio di Dio. Tutto l'impegno e tutte le iniziative che ci coinvolgono per rendere bella la festa del Natale (Santa Messa di mezzanotte, presepio, albero, incontri con i parenti e gli amici...), devono ricordarci che lo stesso impegno e le stesse iniziative devono essere messe in atto per preparare la casa che egli cerca: il nostro cuore, inteso non come luogo dei sentimenti, ma come delle scelte fondamentali della vita. Senza questo impegno, il resto non serve.

Pensiamo cosa accadrebbe se la nostra vita personale, familiare, sociale diventassero belle come lo diventano a Natale le nostre case, le nostre vie, le nostre chiese, le nostre città. Dobbiamo fare di tutto affinché ciò accada. Pensiamo allo squallore della corruzione che tracima da tutte le istituzioni e da tutte le attività. Pensiamo alla "cultura dello scarto" che toglie dignità e decoro a sempre più persone, gettate a vivere per strada. Pensiamo agli scarti della smania di superfluo che riempie di cumuli di immondizia le nostre strade.

Vivendo questi giorni straordinari, sia singolarmente che come comunità, non perdiamo l'occasione di riflettere seriamente sulla presunzione di David che pretende di ripagare Dio con una casa di cedro, meritandosi la dura risposta del Signore: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?", e all'umiltà di Maria che diventa sua casa: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". Non avremo dubbi su ciò che il Signore desidera da noi.

Il Natale è la festa più attesa e desiderata. Socialmente è la festa più bella, più sentita e più coinvolgente. La si comincia ad aspettare di nuovo già dalla sera dell'Epifania. Nonostante gli eccessi e le sbavature consumistici, anche tra i credenti, è bello che sia così, perché quella casa di Nazaret, quella grotta di Betlemme dove Dio trova ospitalità, non possono comunque non lasciare in noi almeno un po' di quella disponibilità a ospitarlo.


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