La casa di Dio è il nostro Sì

IV Domenica di Avvento - Anno B - 2014

Questa domenica ci apre al Natale con due scene contrapposte per un messaggio molto importante e profetico. Nella prima scena il re Davide vuole costruire una casa a Dio, che non la accetta; nella seconda scena è Dio a carcare casa e la trova nella dispobibilità di Maria.

Questa domenica ci apre al Natale con due scene contrapposte per un messaggio molto importante e profetico. Prima scena: il re Davide vuole costruire una casa a Dio. Forse dimenticando ciò che cantava nei suoi salmi: "Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti" (24,1), egli pensa di provvedergli un'abitazione più confortevole: "Io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto i teli di una tenda". Il proposito è apparentemente lodevole e generoso. Infatti il profeta Natan, convinto di interpretare la volontà di Dio, lo approva con entusiasmo. Invece Dio gli fa fare marcia in dietro, perché il profeta non ha saputo cogliere nella intenzione del re l'insidioso retropensiero, sempre in agguato nel cuore degli uomini, di volersi in qualche modo sdebitarsi con Dio.

Dio non ha bisogno di niente, perché tutto è suo. Ciò che dona scaturisce dalla sua bontà gratuita e misteriosa. "Il Signore ti annuncia che farà a te una casa", dice il profeta, ritornato a essere voce di Dio e non dei suoi pensieri e sentimenti: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre".

Dio in seguito, per soddisfare il desiderio umano di poter in qualche modo avere sotto gli occhi un segno della sua presenza, accetterà una casa di pietra – il tempio - dal figlio di Davide, Salomone. Questo, però, per quanto grandioso, sarà sempre un segno inadeguato e anche fonte di deviazioni religiose, come chiarirà in modo deciso Gesù, cacciando i mercanti dal tempio, e affermando che: "Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano".

Seconda scena: Dio cerca una casa. Il vangelo, anticipando le parole di Gesù, mostra la casa che il Padre vuole e della quale va in cerca: Maria, una ragazza che accetta di ospitarlo nella sua vita. Ed ecco il messaggio: Dio non ha bisogno di case di pietra, per quanto grandiose e solenni, mentre misteriosamente, desidera trovare casa nella vita delle sue creature.

Certamente, se ci paragoniamo a Maria, siamo giustamente tentati di farci da parte. Chi può, infatti, paragonarsi con lei, che è, non solo spiritualmente ma anche fisicamente, sua casa? Ci viene in aiuto Gesù che, a sua madre e ai suoi parenti andati a cercarlo, dichiara: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21). Noi possiamo essere il suo grembo, ma possiamo diventare la sua casa, facendo nostro il sì di Maria: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". Diventiamo casa di Dio quando accettiamo, come Maria e come Giuseppe, di rinunciare ai nostri progetti per accogliere i suoi, anche quando sono completamente diversi dai nostri, del tutto inaspettati, e umanamente difficili non solo da accettare e da seguire, ma addirittura da immaginare: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?".

Ecco il Natale. Le nostre chiese, ma anche le nostre case – non per nulla le chiamiamo chiese domestiche – diventano belle e splendenti al meglio delle loro possibilità. Guai se non fosse così, e per una malintesa attenzione verso i poveri (come quella di Giuda, infastidito dai "trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso" versato ai piedi di Gesù) le lasciassimo spoglie, poco illuminate, senza fiori e senza canti. Rinunceremmo alla possibilità e alla grazia di ricordare che niente più della nascita di Gesù, accolto sulla terra da Maria, può stimolarci a pronunciare e a rendere più deciso e generoso il nostro "sì", per diventare casa di Dio, nella consapevolezza riconoscente che egli, per amore, si abbassa a cercare per chiedere ospitalità, come Giuseppe e Maria nella notte di Betlemme.


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